Catastrofe Educativa
Papa Francesco, in occasione del discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede (lunedì 8 febbraio scorso), si è soffermato sulla crisi dei rapporti umani, quale espressione di una generale crisi antropologica, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente.
La pandemia, che ci ha costretto a lunghi mesi di isolamento e spesso di solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani.
Penso anzitutto agli studenti, che non sono potuti andare regolarmente a scuola o all’università. «Ovunque si è cercato di attivare una rapida risposta attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno mostrato non solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche, ma anche che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti, molti bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di sviluppo pedagogico».
Inoltre, l’aumento della didattica a distanza ha comportato pure una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali online.
Assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”.
Vorrei ripeterlo: assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società.
«Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società», poiché l’educazione è «il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell'io e nel primato dell’indifferenza.
Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle fa-coltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione».
I lunghi periodi di confinamento hanno però anche consentito di trascorrere più tempo in famiglia.
Per molti si è trattato di un momento importante per riscoprire i rapporti più cari.
D’altronde, matrimonio e famiglia «costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità» e la culla di ogni società civile.
Il grande Papa San Giovanni Paolo II, di cui lo scorso anno abbiamo celebrato il centenario della nascita, nel suo prezioso magistero sulla famiglia ricordava: «Di fronte alla dimensione mondiale che oggi caratterizza i vari problemi sociali, la famiglia vede allargarsi in modo del tutto nuovo il suo compito verso lo sviluppo della società» e lo assolve anzitutto «offrendo ai figli un modello di vita fondato sui valori della verità, della libertà, della giustizia e dell’amore».
Tuttavia, non tutti hanno potuto vivere con serenità nella propria casa e alcune convivenze sono degenerate in violenze domestiche.
Esorto tutti, autorità pubbliche e società civile, a supportare le vittime della violenza nella famiglia: sappiamo purtroppo che sono le donne, sovente insieme ai loro figli, a pagare il prezzo più alto.
La pandemia, che ci ha costretto a lunghi mesi di isolamento e spesso di solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere rapporti umani.
Penso anzitutto agli studenti, che non sono potuti andare regolarmente a scuola o all’università. «Ovunque si è cercato di attivare una rapida risposta attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno mostrato non solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche, ma anche che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti, molti bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di sviluppo pedagogico».
Inoltre, l’aumento della didattica a distanza ha comportato pure una maggiore dipendenza dei bambini e degli adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali, rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività criminali online.
Assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”.
Vorrei ripeterlo: assistiamo a una sorta di “catastrofe educativa”, davanti alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future generazioni e dell’intera società.
«Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società», poiché l’educazione è «il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell'io e nel primato dell’indifferenza.
Il nostro futuro non può essere la divisione, l’impoverimento delle fa-coltà di pensiero e d’immaginazione, di ascolto, di dialogo e di mutua comprensione».
I lunghi periodi di confinamento hanno però anche consentito di trascorrere più tempo in famiglia.
Per molti si è trattato di un momento importante per riscoprire i rapporti più cari.
D’altronde, matrimonio e famiglia «costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità» e la culla di ogni società civile.
Il grande Papa San Giovanni Paolo II, di cui lo scorso anno abbiamo celebrato il centenario della nascita, nel suo prezioso magistero sulla famiglia ricordava: «Di fronte alla dimensione mondiale che oggi caratterizza i vari problemi sociali, la famiglia vede allargarsi in modo del tutto nuovo il suo compito verso lo sviluppo della società» e lo assolve anzitutto «offrendo ai figli un modello di vita fondato sui valori della verità, della libertà, della giustizia e dell’amore».
Tuttavia, non tutti hanno potuto vivere con serenità nella propria casa e alcune convivenze sono degenerate in violenze domestiche.
Esorto tutti, autorità pubbliche e società civile, a supportare le vittime della violenza nella famiglia: sappiamo purtroppo che sono le donne, sovente insieme ai loro figli, a pagare il prezzo più alto.