Chiesa Divisa? Parrocchia Divisa? Si!
Questa settimana mondiale di preghiera per l’unità dei cristiani mi porta a riflettere sulle nostre comunità cattoliche, perché, è evidente, si notano tante divisioni.
Pur partecipando tutti alla stessa Eucaristia, pur pregando tutti lo stesso Padre nostro, ciascuno la vive o lo dice a modo suo.
In una società dove sta prevalendo l’individuo sulla comunità diventa più che logico questa realtà!
Ecco alcune divisioni.
Una grande divisione si nota immediatamente a livello “politico”: non c’è più un partito nel quale i cristiani si identificano e ciascuno, giustamente, ha un suo modo di declinare il Vangelo per il bene della società.
Un’altra divisione, vistosa anche quella, la vedo a livello del problema dell’immigrazione.
Nessuno odia nessuno!
Però un certo fastidio lo si nota da parte di alcuni, mentre altri si prodigano per una accoglienza dignitosa.
C’è chi è “irritato” dal come si vive la fede oggi, molto all’acqua di rose e c’è chi cerca di essere fedele al Vangelo tenendo conto dei tempi che viviamo e delle nuove sensibilità, poco disposte all’”obbedienza” in semplicità.
C’è chi vede i mussulmani come il fumo negli occhi e chi invece cerca di dialogare e magari di mettere a loro disposizione qualche luogo per la loro preghiera in libertà… com’è per noi!
C’è chi vive pensando al passato, alle regole certe (i precetti…) e c’è chi cerca di vivere un cristianesimo con meno rigidità.
C’è anche chi va matto per Papa Francesco e c’è chi lo biasima…
Dunque, nella Chiesa esistono e sono sempre esistite molte differenze.
Il “che cosa fare” deve partire da un’affermazione semplicissima, ovvia: si deve costatare che le differenze ci sono e vanno vissute, non negate.
Ma per viverle è necessario anzitutto “pensarci”.
Le nostre comunità locali, proprio perché sollecitate dalla situazione sempre più variegata dovrebbero riscoprire la sfida bella del pensare, del riflettere.
Per questo è necessario coltivare positivamente l’opinione pubblica nella Chiesa.
Se la Chiesa deve accogliere tutti, è opportuno accogliere il parlare di tutti.
Come sarebbe bello e posi-tivo che dentro la Chiesa si parlasse con passione, senza gridare o insultarsi, come avviene purtroppo nei dibattiti pubblici in TV.
In conclusione: si potrebbe dire che la casa dei cristiani, la Chiesa con le sue liturgie, dovrebbe essere il “luogo” nel quale dare senso a tutte le differenze per poi, usciti di casa, vivere da fratelli quelle differenze che la vita, inevitabilmente e quotidianamente ci impone.
Se si porta nel cuore la novità della conversione al Signore, non si deve avere paura di nulla, con l’avvertenza di evitare quei giudizi che “bollano” chi la pensa diversamente, come se fosse un eretico. Siamo sempre e tutti, fratelli in Cristo Gesù!
Pur partecipando tutti alla stessa Eucaristia, pur pregando tutti lo stesso Padre nostro, ciascuno la vive o lo dice a modo suo.
In una società dove sta prevalendo l’individuo sulla comunità diventa più che logico questa realtà!
Ecco alcune divisioni.
Una grande divisione si nota immediatamente a livello “politico”: non c’è più un partito nel quale i cristiani si identificano e ciascuno, giustamente, ha un suo modo di declinare il Vangelo per il bene della società.
Un’altra divisione, vistosa anche quella, la vedo a livello del problema dell’immigrazione.
Nessuno odia nessuno!
Però un certo fastidio lo si nota da parte di alcuni, mentre altri si prodigano per una accoglienza dignitosa.
C’è chi è “irritato” dal come si vive la fede oggi, molto all’acqua di rose e c’è chi cerca di essere fedele al Vangelo tenendo conto dei tempi che viviamo e delle nuove sensibilità, poco disposte all’”obbedienza” in semplicità.
C’è chi vede i mussulmani come il fumo negli occhi e chi invece cerca di dialogare e magari di mettere a loro disposizione qualche luogo per la loro preghiera in libertà… com’è per noi!
C’è chi vive pensando al passato, alle regole certe (i precetti…) e c’è chi cerca di vivere un cristianesimo con meno rigidità.
C’è anche chi va matto per Papa Francesco e c’è chi lo biasima…
Dunque, nella Chiesa esistono e sono sempre esistite molte differenze.
Il “che cosa fare” deve partire da un’affermazione semplicissima, ovvia: si deve costatare che le differenze ci sono e vanno vissute, non negate.
Ma per viverle è necessario anzitutto “pensarci”.
Le nostre comunità locali, proprio perché sollecitate dalla situazione sempre più variegata dovrebbero riscoprire la sfida bella del pensare, del riflettere.
Per questo è necessario coltivare positivamente l’opinione pubblica nella Chiesa.
Se la Chiesa deve accogliere tutti, è opportuno accogliere il parlare di tutti.
Come sarebbe bello e posi-tivo che dentro la Chiesa si parlasse con passione, senza gridare o insultarsi, come avviene purtroppo nei dibattiti pubblici in TV.
In conclusione: si potrebbe dire che la casa dei cristiani, la Chiesa con le sue liturgie, dovrebbe essere il “luogo” nel quale dare senso a tutte le differenze per poi, usciti di casa, vivere da fratelli quelle differenze che la vita, inevitabilmente e quotidianamente ci impone.
Se si porta nel cuore la novità della conversione al Signore, non si deve avere paura di nulla, con l’avvertenza di evitare quei giudizi che “bollano” chi la pensa diversamente, come se fosse un eretico. Siamo sempre e tutti, fratelli in Cristo Gesù!
Ultimo aggiornamento (Lunedì 21 Gennaio 2019 07:03)