Per una Città Solidale
Giornata della solidarietà
Nel 1982 il Vescovo di Milano Carlo Maria Martini volle indire una giornata di riflessione, preghiera e azione per richiamare il significato della solidarietà che sembrava andarsi smarrendo tra le persone.
Il contesto socio-economico dentro cui s’inserì questo evento era quello di una crisi in atto dentro la grande industria.
Negli anni seguenti gli effetti generarono un profondo mutamento del mondo del lavoro con la scomparsa di tante aziende molto significative.
Da alcuni anni è in atto una crisi economica, sociale, ambientale che ci interpella tutti e appare decisivo lottare contro il pericolo dell’individualismo e i suoi effetti dannosi: la cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza.
Occorre che le persone tornino ad incontrarsi, parlarsi, confrontarsi e che ciò avvenga non solo dietro uno schermo e una tastiera, ma attraverso incontri reali. Per tali ragioni come Pastorale Sociale abbiamo promosso l’idea che i cristiani di un territorio si possano ritrovare per scrivere una lettera a tutti coloro che abitano quella porzione di mondo.
Alcuni territori hanno aderito a questa proposta e altri si stanno attivando.
Cosa accadrà ancora non lo sappiamo, ma quello che conta è il provare ad attivare dei processi nella speranza che le città tornino a pensare e ad agire in modo solidale.
Non mancano gesti di solidarietà, segno di comunità attente ai bisogni dei fratelli e premurose nel soccorrere chi è povero.
Però il Papa ci sprona ad andare più a fondo.
Egli afferma: “La parola solidarietà si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto più di qualche atto sporadico di generosità.
Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni” (EG 188).
Pensare in termini di comunità è la sfida che soggiace all’iniziativa denominata “lettera alla città”.
Come rendere solidali le nostre città? Come uscire dall’idea che ognuno deve pensare a se stesso e non si possono aiutare tutti i bisognosi?
Come ritornare a quello stile evangelico che Gesù vive in tanti momenti della sua vita e che trova un’immagine efficace nei pani e pesci divisi tra tutti?
Chiediamo ad ogni parrocchia non solo d’interrogarsi seriamente su come esercita una solidarietà, ma anche di provare a immaginare azioni solidali per rispondere alla spinta individualistica in atto anche nei nostri territori.
Non basta dire a inizio messa: “oggi è la Giornata della solidarietà”, ma è opportuno chiederci: siamo una comunità solidale?
Cosa possiamo fare oggi?
Un grazie di cuore ai ”DUE SPICCIOLI” e a tutta la comunità che li sostiene
Nel 1982 il Vescovo di Milano Carlo Maria Martini volle indire una giornata di riflessione, preghiera e azione per richiamare il significato della solidarietà che sembrava andarsi smarrendo tra le persone.
Il contesto socio-economico dentro cui s’inserì questo evento era quello di una crisi in atto dentro la grande industria.
Negli anni seguenti gli effetti generarono un profondo mutamento del mondo del lavoro con la scomparsa di tante aziende molto significative.
Da alcuni anni è in atto una crisi economica, sociale, ambientale che ci interpella tutti e appare decisivo lottare contro il pericolo dell’individualismo e i suoi effetti dannosi: la cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza.
Occorre che le persone tornino ad incontrarsi, parlarsi, confrontarsi e che ciò avvenga non solo dietro uno schermo e una tastiera, ma attraverso incontri reali. Per tali ragioni come Pastorale Sociale abbiamo promosso l’idea che i cristiani di un territorio si possano ritrovare per scrivere una lettera a tutti coloro che abitano quella porzione di mondo.
Alcuni territori hanno aderito a questa proposta e altri si stanno attivando.
Cosa accadrà ancora non lo sappiamo, ma quello che conta è il provare ad attivare dei processi nella speranza che le città tornino a pensare e ad agire in modo solidale.
Non mancano gesti di solidarietà, segno di comunità attente ai bisogni dei fratelli e premurose nel soccorrere chi è povero.
Però il Papa ci sprona ad andare più a fondo.
Egli afferma: “La parola solidarietà si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto più di qualche atto sporadico di generosità.
Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni” (EG 188).
Pensare in termini di comunità è la sfida che soggiace all’iniziativa denominata “lettera alla città”.
Come rendere solidali le nostre città? Come uscire dall’idea che ognuno deve pensare a se stesso e non si possono aiutare tutti i bisognosi?
Come ritornare a quello stile evangelico che Gesù vive in tanti momenti della sua vita e che trova un’immagine efficace nei pani e pesci divisi tra tutti?
Chiediamo ad ogni parrocchia non solo d’interrogarsi seriamente su come esercita una solidarietà, ma anche di provare a immaginare azioni solidali per rispondere alla spinta individualistica in atto anche nei nostri territori.
Non basta dire a inizio messa: “oggi è la Giornata della solidarietà”, ma è opportuno chiederci: siamo una comunità solidale?
Cosa possiamo fare oggi?
Un grazie di cuore ai ”DUE SPICCIOLI” e a tutta la comunità che li sostiene
Ultimo aggiornamento (Lunedì 20 Febbraio 2017 06:53)