TUTTI FRATELLI PERCHÉ I CONFINI E FRONTIERE NON IMPEDISCANO INCLUSIONE
Che tipo di Comunità sarebbe quella dove restano indietro i più deboli, i meno dotati, quelli che non riescono a farsi strada?
- pensiamo ai disabili, “abili” in modo diverso, che hanno tante capacità da esprimere, ma non ne hanno i mezzi.
- pensiamo a chi è nato in una casa misera – scrive Papa Francesco - , a chi è cresciuto con un’educazione di bassa qualità e con scarse possibilità di curare come si deve le proprie malattie.
La lista sarebbe più lunga e ognuno potrebbe aggiungere altri esempi di sua conoscenza, con nome e cognome. Certo è che per tutti dovrebbe valere la stessa regola che vale per quanti nascono in famiglie di buone condizioni economiche, ricevono una buona educazione, crescono ben nutriti, o possiedono naturalmente capacità notevoli.
Quale cura, quali premure riusciamo a riservare a chi è più fragile, cominciando dalle nostre famiglie e dalle nostre Comunità? Chi è capace di mettere da parte le sue esigenze, aspettative, i suoi desideri di onnipotenza e guardare sempre il volto del fratello, toccare la sua carne, sentire la sua prossimità fino, in alcuni casi, a “soffrirla”?
Tutti noi essere umani - ricorda il Papa - nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Nessuno può rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunità. Nessun confine o nessuna frontiera possono impedire che questo si realizzi.
Commissione di Pastorale sociale