Risurrezione e Speranza
Il nostro arcivescovo Mario Delpini ha voluto farsi vicino ai fedeli della Diocesi con un messaggio di speranza per la PASQUA 2020.
Ecco il finale:
Non pensavamo che fosse così necessaria la risurrezione per la nostra speranza
Nel linguaggio comune la speranza si è banalizzata a significare un’aspettativa fondata su previsioni più o meno attendibili.
Di cui si è, però, sentito parlare da qualche titolo sbirciato sfogliando pagine web.
“Speriamo che domani sia bel, tempo; speriamo che piova al momento giusto e che la vendemmia sia abbondante, speriamo di vincere il concorso e chiudere i contratto…”
Anzi, di speranza è meglio che parlino i poveracci. Le persone serie elaborano progetti, confrontano risorse, mettono in bilancio anche la voce imprevisti, perché è ragionevole aver tutto sotto controllo.
Si danno da afre, non si aspettano niente da nessuno, sono convinte che se vuoi qualcosa devi conquistartelo.
Anche le persone serie dicono talvolta “speriamo” e incrociano le dita: è più una scaramanzia che una speranza.
Ma quando irrompe il nemico che blocca tutto, che paralizza la città, che entra in casa con quella febbre che non vuol passare, allora le certezze vacillano e il verdetto del termometro diventa più importante dell’indice della Borsa.
La percezione del pericolo estremo costringe a una visione diversa delle cose e a una verifica più drammatica di quello che possiamo sperare.
Nella vita cristiana rassicurata dalla buona salute, da un certo benessere, dalla “solita storia” i temi più importanti sono le raccomandazioni di opere buone, di buoni sentimenti, di fedeltà agli impegni, di pensieri ortodossi...
Ma quando si intuisce che qualcuno in casa deve affrontare il pericolo estremo, allora l’unica roccia alla quale appoggiarsi può essere solo chi ha vinto la morte: “Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede” (1 Corinti 15,14).
“Ma se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.
Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Corinti 15,17-19)
Buona Pasqua In conclusione desidero che giunga a tutti l’augurio per la santa Pasqua di quest’anno.
Siamo costretti a una celebrazione che assomiglia più alla prima Pasqua che a quelle solenni, festose, gloriose alle quali siamo abituati.
Ecco il finale:
Non pensavamo che fosse così necessaria la risurrezione per la nostra speranza
Nel linguaggio comune la speranza si è banalizzata a significare un’aspettativa fondata su previsioni più o meno attendibili.
Di cui si è, però, sentito parlare da qualche titolo sbirciato sfogliando pagine web.
“Speriamo che domani sia bel, tempo; speriamo che piova al momento giusto e che la vendemmia sia abbondante, speriamo di vincere il concorso e chiudere i contratto…”
Anzi, di speranza è meglio che parlino i poveracci. Le persone serie elaborano progetti, confrontano risorse, mettono in bilancio anche la voce imprevisti, perché è ragionevole aver tutto sotto controllo.
Si danno da afre, non si aspettano niente da nessuno, sono convinte che se vuoi qualcosa devi conquistartelo.
Anche le persone serie dicono talvolta “speriamo” e incrociano le dita: è più una scaramanzia che una speranza.
Ma quando irrompe il nemico che blocca tutto, che paralizza la città, che entra in casa con quella febbre che non vuol passare, allora le certezze vacillano e il verdetto del termometro diventa più importante dell’indice della Borsa.
La percezione del pericolo estremo costringe a una visione diversa delle cose e a una verifica più drammatica di quello che possiamo sperare.
Nella vita cristiana rassicurata dalla buona salute, da un certo benessere, dalla “solita storia” i temi più importanti sono le raccomandazioni di opere buone, di buoni sentimenti, di fedeltà agli impegni, di pensieri ortodossi...
Ma quando si intuisce che qualcuno in casa deve affrontare il pericolo estremo, allora l’unica roccia alla quale appoggiarsi può essere solo chi ha vinto la morte: “Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede” (1 Corinti 15,14).
“Ma se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.
Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Corinti 15,17-19)
Buona Pasqua In conclusione desidero che giunga a tutti l’augurio per la santa Pasqua di quest’anno.
Siamo costretti a una celebrazione che assomiglia più alla prima Pasqua che a quelle solenni, festose, gloriose alle quali siamo abituati.