Noi Siamo Argilla
E’ di moda non essere contenti e troviamo sempre qualcosa che non va e il lamentarci diventa un atteggiamento quotidiano di cui è difficile sbarazzarsi.
Ciascuno pensa di essere nel tempo peggiore, ma ci consola sapere che anche altri, in altri tempi, hanno avuto la stessa impressione.
Ascoltiamo cosa diceva il profeta Isaia 500 anni prima di Cristo:
Ecco, Signore, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Signore, non adirarti fino all'estremo, non ricordarti per sempre dell'iniquità.
Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo.
(Isaia 64,4-8)
E’ un profeta sconsolato, si sente membra di un popolo fragile come delle foglie secche, sporco come un panno immondo… però sa di essere come argilla nelle mani del suo Creatore, colui che plasma.
Che bello pensare a un Dio che ci prende in mano, tocca la nostra realtà negativa e ci plasma, ci fa belli!
L’importante è lasciarsi plasmare, accettare anche quei colpi di pollice che ti fanno male, ma che ti “formano”.
Quali sono questi colpi che oggi ci toccano e facciamo fatica a lasciarci plasmare? - pensiamo a quanti avvertimenti ci giungono per farci capire che stiamo distruggendo la natura e si continua imperterriti a non amarla - pensiamo ai disastri delle guerre e quanta fatica a fare la pace, a intessere un dialogo - pensiamo al degrado dei nostri rapporti e sembra aumentare la maleducazione, l’arroganza…
Se fossimo molli come l’argilla qualcosa cambierebbe, ma forse siamo rigidi come il ferro e così non bastano più i “colpi di pollice” del Signore?
Ciascuno pensa di essere nel tempo peggiore, ma ci consola sapere che anche altri, in altri tempi, hanno avuto la stessa impressione.
Ascoltiamo cosa diceva il profeta Isaia 500 anni prima di Cristo:
Ecco, Signore, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Signore, non adirarti fino all'estremo, non ricordarti per sempre dell'iniquità.
Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo.
(Isaia 64,4-8)
E’ un profeta sconsolato, si sente membra di un popolo fragile come delle foglie secche, sporco come un panno immondo… però sa di essere come argilla nelle mani del suo Creatore, colui che plasma.
Che bello pensare a un Dio che ci prende in mano, tocca la nostra realtà negativa e ci plasma, ci fa belli!
L’importante è lasciarsi plasmare, accettare anche quei colpi di pollice che ti fanno male, ma che ti “formano”.
Quali sono questi colpi che oggi ci toccano e facciamo fatica a lasciarci plasmare? - pensiamo a quanti avvertimenti ci giungono per farci capire che stiamo distruggendo la natura e si continua imperterriti a non amarla - pensiamo ai disastri delle guerre e quanta fatica a fare la pace, a intessere un dialogo - pensiamo al degrado dei nostri rapporti e sembra aumentare la maleducazione, l’arroganza…
Se fossimo molli come l’argilla qualcosa cambierebbe, ma forse siamo rigidi come il ferro e così non bastano più i “colpi di pollice” del Signore?