Poveri Beati e Arrabbiati
Sentire oggi Gesù che dice Beati i poveri ci lascia un po’ sconcertati: non vediamo infatti in TV operai che protestano felici e non c’è nessuno che gode del momento di difficoltà che stiamo vivendo, anzi ci arrabbiamo di brutto quando veniamo a sapere di certi uomini politici che usano allegramente il soldi pubblici per i loro tornaconti.
Ma è proprio vero che non c’è nulla di nuovo sotto il sole!
Sentite cosa diceva il profeta Amos dei potenti del suo tempo: “Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria!...
Distesi su letti d’avorio e sdraiati su divani mangiano agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe (di Israele) non si preoccupano” (Amos 6,1.4-6)
Tutto questo non suscita solo la rabbia dei poveri che fanno fatica a tirare la fine del mese, ma anche lo sdegno del Signore che prende sempre le difese dei poveri e dei deboli. E’ giusto quindi che dal basso parta la protesta per la moralizzazione di chi ha un ruolo pubblico, ma è anche altrettanto giusto che dal basso parta un movimento che aiuti a rivedere la “bellezza” della povertà, intesa proprio come stimolo a valorizzare la vita più che le cose, i rapporti fraterni più che quelli burocratici, più la solidarietà che l’avarizia.
La parabola del buon samaritano, che la liturgia oggi ci propone, è stimolo a superare la rabbia per farci tutti più attenti a coloro che veramente sono in difficoltà, coma ha fatto Gesù con noi!
Beatitudine e rabbia non per creare contrasti inutili, ma per stimolarci a vicenda al fine di collaborare a realizzare un mondo di fraternità e di solidarietà.
Redazione CdB Sette
Ma è proprio vero che non c’è nulla di nuovo sotto il sole!
Sentite cosa diceva il profeta Amos dei potenti del suo tempo: “Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria!...
Distesi su letti d’avorio e sdraiati su divani mangiano agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe (di Israele) non si preoccupano” (Amos 6,1.4-6)
Tutto questo non suscita solo la rabbia dei poveri che fanno fatica a tirare la fine del mese, ma anche lo sdegno del Signore che prende sempre le difese dei poveri e dei deboli. E’ giusto quindi che dal basso parta la protesta per la moralizzazione di chi ha un ruolo pubblico, ma è anche altrettanto giusto che dal basso parta un movimento che aiuti a rivedere la “bellezza” della povertà, intesa proprio come stimolo a valorizzare la vita più che le cose, i rapporti fraterni più che quelli burocratici, più la solidarietà che l’avarizia.
La parabola del buon samaritano, che la liturgia oggi ci propone, è stimolo a superare la rabbia per farci tutti più attenti a coloro che veramente sono in difficoltà, coma ha fatto Gesù con noi!
Beatitudine e rabbia non per creare contrasti inutili, ma per stimolarci a vicenda al fine di collaborare a realizzare un mondo di fraternità e di solidarietà.
Redazione CdB Sette
Ultimo aggiornamento (Domenica 30 Settembre 2012 18:48)