Il Silenzio è il Profumo della Croce
Ci stiamo avvicinando alla celebrazione annuale del mistero pasquale di Cristo e proprio in questa settimana - venerdì 16 – avremo modo di meditare il MISTERO DELLA CROCE in un concerto spirituale che ci sarà proposto dalla schola “Exultemus” di Boffalora sul Ticino.
Per introdurci a quel momento mi è sembrato opportuno citare queste parole che ho trovato scritte a mano su un foglio in un vecchio libro di spiritualità: Il silenzio è il profumo della croce.
Infatti se seguiamo bene i racconti evangelici della Passione incontriamo un Cristo che soffre in silenzio, proprio come dice S. Pietro nella sua prima lettera: “oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (2,23).
Oggi c’è una inflazione della parola e questo è positivo da una parte perché vuol dire che si comunica di più, ma è anche un segno negativo perché sono tante le parole inutili, spesso sgarbate e, a volte, anche micidiali. Il silenzio di Gesù potrebbe aiutarci a misurare meglio le nostre parole e a cercare sempre più il silenzio come momento di intimità con Dio e di rispetto dei fratelli.
Nella Passione però non c’è solo il silenzio di Gesù, c’è pure il silenzio del Padre: la croce di Cristo rivela che Dio parla anche per mezzo del silenzio. Egli è presente e ascolta anche nel buio del do-lore, del rifiuto, della solitudine. Gesù ha provato tutto ciò e ha espresso tutta la sua angoscia gridando: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, però ha avuto anche la forza di dire: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Impariamo a contemplare la Croce nel silenzio, e impariamo anche ad accogliere la croce nel silenzio. Il silenzio di chi accoglie il dolore in compagnia di Gesù non è segno di impotenza ma di una grandezza d’animo capace di far diventare il dolore strumento di salvezza per sé e per il mondo intero.
Per introdurci a quel momento mi è sembrato opportuno citare queste parole che ho trovato scritte a mano su un foglio in un vecchio libro di spiritualità: Il silenzio è il profumo della croce.
Infatti se seguiamo bene i racconti evangelici della Passione incontriamo un Cristo che soffre in silenzio, proprio come dice S. Pietro nella sua prima lettera: “oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (2,23).
Oggi c’è una inflazione della parola e questo è positivo da una parte perché vuol dire che si comunica di più, ma è anche un segno negativo perché sono tante le parole inutili, spesso sgarbate e, a volte, anche micidiali. Il silenzio di Gesù potrebbe aiutarci a misurare meglio le nostre parole e a cercare sempre più il silenzio come momento di intimità con Dio e di rispetto dei fratelli.
Nella Passione però non c’è solo il silenzio di Gesù, c’è pure il silenzio del Padre: la croce di Cristo rivela che Dio parla anche per mezzo del silenzio. Egli è presente e ascolta anche nel buio del do-lore, del rifiuto, della solitudine. Gesù ha provato tutto ciò e ha espresso tutta la sua angoscia gridando: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, però ha avuto anche la forza di dire: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Impariamo a contemplare la Croce nel silenzio, e impariamo anche ad accogliere la croce nel silenzio. Il silenzio di chi accoglie il dolore in compagnia di Gesù non è segno di impotenza ma di una grandezza d’animo capace di far diventare il dolore strumento di salvezza per sé e per il mondo intero.
Ultimo aggiornamento (Domenica 11 Marzo 2012 20:51)