Il Regalo del cardinale: Un Nuovo Prete tra Noi
Dopo la grazia della beatificazione di P. Clemente, la nostra Comunità Pastorale sta per ricevere un altro dono.
Il Cardinale Tettamanzi ha deciso di destinare un nuovo sacerdote alla nostra Comunità.
Arriverà sabato 8 ottobre, pochi giorni dopo la sua ordinazione diaconale, e resterà con noi per 4 anni.
Lo accompagneremo nell’ultimo tratto di cammino verso l’ordinazione presbiterale del prossimo giugno e nei primi 3 anni di ministero.
Perché questo arrivo? Perché questo dono?
La scelta di destinare un sacerdote novello alla nostra Comunità nasce dalla bontà del nostro Arcivescovo, che vuole confermare il cammino pastorale comunitario avviato da 2 anni.
La scelta nasce dalla stima e dalla fiducia che il Cardinale nutre verso le nostre parrocchie e i nostri preti.
Per comprendere il significato di questa scelta occorre fare un passo indietro: nel 2007 l’Arcivescovo ha scelto di modificare i criteri di destinazione dei nuovi preti.
Fino ad allora il criterio principale era il bisogno pastorale della Comunità.
Ora invece diventano prioritari l’introduzione e l’accompagnamento del giovane prete nei suoi primi passi di ministero.
È una scelta coraggiosa, se pensiamo alla situazione della nostra diocesi, con il calo delle vocazioni e con il reale bisogno di preti, soprattutto per la pastorale giovanile.
Da questa scelta nasce la decisione di non destinare più – per i primi anni di ministero – i nuovi preti in realtà pastorali di forte bisogno e impegno, ma di affidarli a quelle Comunità che possono garantire quelle condizioni di accoglienza e accompagnamento che corrispondono ai criteri esposti sopra.
Un nuovo sacerdote ci viene allora mandato e affidato per la Comunità. Questo per ha un duplice significato.
Dice innanzitutto il motivo della sua destinazione.
È mandato tra noi perché il vescovo giudica positivo il nostro cammino di comunione, perché vede che le nostre tre parrocchie si stanno impegnando sinceramente e seriamente in un percorso di apertura reciproca e di condivisione pastorale, perché crede che il nostro cammino può essere “scuola” di comunione per un giovane prete che inizia il suo ministero.
Avere un prete in più nella nostra comunità non vuole farci cadere nella tentazione di compiere un astuto passo indietro.
Il nuovo prete che arriva non deve diventare la facile preda dei nostri bisogni pastorali immediati.
La sua presenza tra noi è invece una conferma nella comunione. Un incentivo a rafforzare e aumentare la comunione pastorale che – non senza fatica – vogliamo realizzare.
In questo senso, solo rafforzando il nostro cammino di comunione, potremo realmente beneficiare della presenza straordinaria di questo giovane prete.
Preparandoci ad accogliere questo dono del Signore, rinnoviamo la nostra gratitudine all’Arcivescovo Dionigi.
Redazione CdB Sette
Il Cardinale Tettamanzi ha deciso di destinare un nuovo sacerdote alla nostra Comunità.
Arriverà sabato 8 ottobre, pochi giorni dopo la sua ordinazione diaconale, e resterà con noi per 4 anni.
Lo accompagneremo nell’ultimo tratto di cammino verso l’ordinazione presbiterale del prossimo giugno e nei primi 3 anni di ministero.
Perché questo arrivo? Perché questo dono?
La scelta di destinare un sacerdote novello alla nostra Comunità nasce dalla bontà del nostro Arcivescovo, che vuole confermare il cammino pastorale comunitario avviato da 2 anni.
La scelta nasce dalla stima e dalla fiducia che il Cardinale nutre verso le nostre parrocchie e i nostri preti.
Per comprendere il significato di questa scelta occorre fare un passo indietro: nel 2007 l’Arcivescovo ha scelto di modificare i criteri di destinazione dei nuovi preti.
Fino ad allora il criterio principale era il bisogno pastorale della Comunità.
Ora invece diventano prioritari l’introduzione e l’accompagnamento del giovane prete nei suoi primi passi di ministero.
È una scelta coraggiosa, se pensiamo alla situazione della nostra diocesi, con il calo delle vocazioni e con il reale bisogno di preti, soprattutto per la pastorale giovanile.
Da questa scelta nasce la decisione di non destinare più – per i primi anni di ministero – i nuovi preti in realtà pastorali di forte bisogno e impegno, ma di affidarli a quelle Comunità che possono garantire quelle condizioni di accoglienza e accompagnamento che corrispondono ai criteri esposti sopra.
Un nuovo sacerdote ci viene allora mandato e affidato per la Comunità. Questo per ha un duplice significato.
Dice innanzitutto il motivo della sua destinazione.
È mandato tra noi perché il vescovo giudica positivo il nostro cammino di comunione, perché vede che le nostre tre parrocchie si stanno impegnando sinceramente e seriamente in un percorso di apertura reciproca e di condivisione pastorale, perché crede che il nostro cammino può essere “scuola” di comunione per un giovane prete che inizia il suo ministero.
Avere un prete in più nella nostra comunità non vuole farci cadere nella tentazione di compiere un astuto passo indietro.
Il nuovo prete che arriva non deve diventare la facile preda dei nostri bisogni pastorali immediati.
La sua presenza tra noi è invece una conferma nella comunione. Un incentivo a rafforzare e aumentare la comunione pastorale che – non senza fatica – vogliamo realizzare.
In questo senso, solo rafforzando il nostro cammino di comunione, potremo realmente beneficiare della presenza straordinaria di questo giovane prete.
Preparandoci ad accogliere questo dono del Signore, rinnoviamo la nostra gratitudine all’Arcivescovo Dionigi.
Redazione CdB Sette
Ultimo aggiornamento (Lunedì 12 Settembre 2011 06:03)