La partecipazione al CPCP
È importante che ciascuno si senta chiamato alla formazione del prossimo Consiglio Pastorale della Comunità Pastorale (CPCP) perché possa svolgere sempre più adeguatamente i compiti per i quali è stato pensato dalla Chiesa e dai Vescovi.
Così recita il nuovo direttorio per l’elezione del CPCP: «Il soggetto dell’azione missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa è sempre il Popolo di Dio nel suo insieme».
Da questo principio deriva la centralità del Consiglio pastorale, infatti […] «lungi dall’essere un semplice organismo burocratico mette in rilievo e realizza la centralità del Popolo di Dio come soggetto e protagonista attivo della missione evangelizzatrice, in virtù del fatto che ogni fedele ha ricevuto i doni dello Spirito attraverso il battesimo e la cresima»
Il CPCP è un dono che abbiamo per rendere la nostra Comunità Pastorale e le nostre tre parrocchie efficaci nel loro compito che è principalmente missionario e di evangelizzazione verso le persone che abitano il nostro territorio.
Durante le passate esperienze di membro del Consiglio Pastorale ho maturato la seguente convinzione, il Consiglio ci pone in cammino, singolarmente e comunitariamente, su questi aspetti:
- comprendere la missione della Chiesa che va al di là del nostro impegno specifico e delle condizioni particolari delle nostre parrocchie; in CP ci si fa carico di tutta la comunità in tutti i suoi aspetti (liturgia, catechesi, carità e missione) con un orizzonte che è quello della Diocesi e della Chiesa Italiana.
- saper prendere la parola, portando il proprio punto di vista. Il CPCP è il luogo in cui, dopo aver riflettuto, bisogna esprimersi.
Questo richiede coraggio, buona educazione e fiducia negli altri membri del Consiglio.
- imparare uno stile di comunità: è possibile rimanere delusi perché il procedere insieme costa fatica e a volte sembra perdersi il senso del camminare e della direzione.
Si impara ad accettare le difficoltà che la nostra comunità vive con senso di responsabilità e carità verso tutti.
Non è necessario avere una specifica preparazione; requisito indispensabile è avere a cuore la missione della Chiesa e il desiderio di contribuire alla nostra comunità che vive, con la Chiesa Italiana, una profonda crisi della vita cristiana, visibile nella crisi di vocazioni, laicali e religiose, che segnano le nostre parrocchie.
Paolo Colpani
Così recita il nuovo direttorio per l’elezione del CPCP: «Il soggetto dell’azione missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa è sempre il Popolo di Dio nel suo insieme».
Da questo principio deriva la centralità del Consiglio pastorale, infatti […] «lungi dall’essere un semplice organismo burocratico mette in rilievo e realizza la centralità del Popolo di Dio come soggetto e protagonista attivo della missione evangelizzatrice, in virtù del fatto che ogni fedele ha ricevuto i doni dello Spirito attraverso il battesimo e la cresima»
Il CPCP è un dono che abbiamo per rendere la nostra Comunità Pastorale e le nostre tre parrocchie efficaci nel loro compito che è principalmente missionario e di evangelizzazione verso le persone che abitano il nostro territorio.
Durante le passate esperienze di membro del Consiglio Pastorale ho maturato la seguente convinzione, il Consiglio ci pone in cammino, singolarmente e comunitariamente, su questi aspetti:
- comprendere la missione della Chiesa che va al di là del nostro impegno specifico e delle condizioni particolari delle nostre parrocchie; in CP ci si fa carico di tutta la comunità in tutti i suoi aspetti (liturgia, catechesi, carità e missione) con un orizzonte che è quello della Diocesi e della Chiesa Italiana.
- saper prendere la parola, portando il proprio punto di vista. Il CPCP è il luogo in cui, dopo aver riflettuto, bisogna esprimersi.
Questo richiede coraggio, buona educazione e fiducia negli altri membri del Consiglio.
- imparare uno stile di comunità: è possibile rimanere delusi perché il procedere insieme costa fatica e a volte sembra perdersi il senso del camminare e della direzione.
Si impara ad accettare le difficoltà che la nostra comunità vive con senso di responsabilità e carità verso tutti.
Non è necessario avere una specifica preparazione; requisito indispensabile è avere a cuore la missione della Chiesa e il desiderio di contribuire alla nostra comunità che vive, con la Chiesa Italiana, una profonda crisi della vita cristiana, visibile nella crisi di vocazioni, laicali e religiose, che segnano le nostre parrocchie.
Paolo Colpani