LA TESTIMONIANZA VOCAZIONALE DI AJAY
Sono Ajay Gudapati e vengo dall'India.
Sono nato e cresciuto in una famiglia di fede cristiana, cattolica.
La mamma è nata come cristiana invece il papà si è convertito prima di sposarsi.
Sono tutti e due molto attivi nella vita della Chiesa e della parrocchia.
Siamo tre fratelli, io sono il più grande.
Quando ho detto ai miei che stavo pensando di diventare sacerdote sono stati contenti, hanno accolto con gioia questa notizia e mi hanno sostenuto sempre.
Nel giorno in cui ero pronto ad iniziare il mio cammino nel seminario minore in India, mio padre mi ha detto una cosa che ricordo molto bene: “Se vuoi diventare sacerdote dovrai essere sempre contento di donare a Dio la tua vita”.
Voleva dirmi di essere contento di donare la vita a Dio per gli altri e trovare tempo per tutti.
Sono già passati dodici anni da queste parole, ma esse continuano a risuonare sempre nelle mie orecchie.
Ho cercato di metterle in pratica e di essere sempre aperto per formarmi al meglio possibile per il servizio della missione.
A volte i miei amici mi fanno domande sulla vocazione missionaria.
Ad esempio: “Cosa ti ha fatto lasciare casa tua per andare dove nessuno ti conosce? … e non sai neanche dove andrai a finire alla fine del tuo percorso formativo!”.
La mia risposta è: “L’amore di Dio mi ha spinto a voler diventare missionario.
Quindi andrò dove Lui vuole.
E una volta arrivato, imparerò a conoscere la gente del posto".
A dire il vero, sto già sperimentando questa cosa qui in Italia.
Prima di venire ad Agrate non conoscevo quasi nessuno, tranne gli amici del PIME che frequentano il seminario a Monza, però poi Dio mi ha fatto conoscere voi e ha fatto di me uno della vostra comunità.
Questo è un fatto concreto che utilizzo per rispondere alla domanda di cui sopra.
Questa esperienza con voi mi aiuta a discernere meglio la vocazione missionaria ed essere più sereno con la scelta fatta dodici anni fa.
La vita in seminario è bella, perché c’è tempo per tutto: tempo per pregare, tempo per studiare, tempo per divertirsi, tempo per l’apostolato, ecc.
Abbiamo tre tipi di formazione qui in seminario: umana, spirituale, e intellettuale.
I nostri formatori sono sempre disponibili ad aiutarci per capire meglio e discernere la vocazione missionaria.
Il mio padre spirituale mi dice sempre: “Gesù è il grande maestro, impara da Lui! Guardando la croce imparerai come essere pronto per dare la vita per gli altri”.
È vero, mi impegno sempre per mettere in pratica queste parole, cercando di essere umile come Gesù ci ha insegnato, essere sereno e imparare da Lui ogni volta che mi trovo in difficoltà.
Siamo 61 seminaristi provenienti da tutto il mondo.
Una comunità dove non manca la diversità, però c’è una cosa che ci unisce: la chiamata del Signore alla vocazione missionaria.
La cosa più bella della vita in seminario è proprio quella di stare insieme e diventare quegli uomini maturi e sereni, di cui il Signore ha bisogno per la sua missione.
Il nostro obbiettivo, infatti, non è soltanto diventare missionari ma uomini di Dio.
Vi ringrazio quindi per la vostra accoglienza e vi chiedo di pregare per noi seminaristi, per i missionari del PIME, per tutti i missionari e perché ci siano tutte quelle nuove vocazioni di cui il Signore ha bisogno.
Sono nato e cresciuto in una famiglia di fede cristiana, cattolica.
La mamma è nata come cristiana invece il papà si è convertito prima di sposarsi.
Sono tutti e due molto attivi nella vita della Chiesa e della parrocchia.
Siamo tre fratelli, io sono il più grande.
Quando ho detto ai miei che stavo pensando di diventare sacerdote sono stati contenti, hanno accolto con gioia questa notizia e mi hanno sostenuto sempre.
Nel giorno in cui ero pronto ad iniziare il mio cammino nel seminario minore in India, mio padre mi ha detto una cosa che ricordo molto bene: “Se vuoi diventare sacerdote dovrai essere sempre contento di donare a Dio la tua vita”.
Voleva dirmi di essere contento di donare la vita a Dio per gli altri e trovare tempo per tutti.
Sono già passati dodici anni da queste parole, ma esse continuano a risuonare sempre nelle mie orecchie.
Ho cercato di metterle in pratica e di essere sempre aperto per formarmi al meglio possibile per il servizio della missione.
A volte i miei amici mi fanno domande sulla vocazione missionaria.
Ad esempio: “Cosa ti ha fatto lasciare casa tua per andare dove nessuno ti conosce? … e non sai neanche dove andrai a finire alla fine del tuo percorso formativo!”.
La mia risposta è: “L’amore di Dio mi ha spinto a voler diventare missionario.
Quindi andrò dove Lui vuole.
E una volta arrivato, imparerò a conoscere la gente del posto".
A dire il vero, sto già sperimentando questa cosa qui in Italia.
Prima di venire ad Agrate non conoscevo quasi nessuno, tranne gli amici del PIME che frequentano il seminario a Monza, però poi Dio mi ha fatto conoscere voi e ha fatto di me uno della vostra comunità.
Questo è un fatto concreto che utilizzo per rispondere alla domanda di cui sopra.
Questa esperienza con voi mi aiuta a discernere meglio la vocazione missionaria ed essere più sereno con la scelta fatta dodici anni fa.
La vita in seminario è bella, perché c’è tempo per tutto: tempo per pregare, tempo per studiare, tempo per divertirsi, tempo per l’apostolato, ecc.
Abbiamo tre tipi di formazione qui in seminario: umana, spirituale, e intellettuale.
I nostri formatori sono sempre disponibili ad aiutarci per capire meglio e discernere la vocazione missionaria.
Il mio padre spirituale mi dice sempre: “Gesù è il grande maestro, impara da Lui! Guardando la croce imparerai come essere pronto per dare la vita per gli altri”.
È vero, mi impegno sempre per mettere in pratica queste parole, cercando di essere umile come Gesù ci ha insegnato, essere sereno e imparare da Lui ogni volta che mi trovo in difficoltà.
Siamo 61 seminaristi provenienti da tutto il mondo.
Una comunità dove non manca la diversità, però c’è una cosa che ci unisce: la chiamata del Signore alla vocazione missionaria.
La cosa più bella della vita in seminario è proprio quella di stare insieme e diventare quegli uomini maturi e sereni, di cui il Signore ha bisogno per la sua missione.
Il nostro obbiettivo, infatti, non è soltanto diventare missionari ma uomini di Dio.
Vi ringrazio quindi per la vostra accoglienza e vi chiedo di pregare per noi seminaristi, per i missionari del PIME, per tutti i missionari e perché ci siano tutte quelle nuove vocazioni di cui il Signore ha bisogno.