Paolo VI
19 ottobre 2014: Giovanni Battista Montini Arcivescovo di Milano e poi Papa Paolo VI viene proclamato beato.
Ecco un breve pensiero che ci può aiutare a capire un po’ di più la grandezza, la fede e il coraggio che egli ha avuto.
“Guardare al papato di Paolo VI significa non solo rivedere celebri sequenze di ieri, dagli abbracci con il patriarca ortodosso Atenagora e con l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey, al viaggio in Terrasanta nel ’64, primo di una lunga serie sino a quello in Asia e Oceania nel ’70, dalle tappe della conduzione conciliare a un magistero affidato a testi straordinari e gesti simbolici rilevanti, dall’evoluzione del tema del dialogo alle nuove alleanze con i mondi della cultura, dall’impegno per la pace, lo sviluppo, alla continuazione dell’ostpolitik, dalla riforma della curia alla sua internazionalizzazione, e altri tasselli di un vasto mosaico.
Vuol dire anche prendere atto delle attitudini interiori e delle linee spirituali che ne hanno ispirato la vita e l’azione lungo almeno tre direttrici, come ha ricordato Papa Francesco ai pellegrini bresciani nel giugno scorso “l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa e l’amore all’uomo” e noi?
Viviamo questo amore?
Così pressappoco continuava Jorge Bergoglio portando il discorso sull’oggi, sulla nostra quotidianità, concludendo “sono interrogativi rivolti anche alla nostra Chiesa d’oggi, a tutti noi, siamo tutti responsabili delle risposte…”.
E ancora: “noi questo tempo possiamo dire le stesse cose di Paolo VI: la chiesa è l’ancella dell’uomo, la chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo”.
Qui c’è forse il cuore del messaggio lasciato in eredità da Giovanni Battista Montini, il nuovo Papa beato, Pontefice dalla fede salda come la roccia che continua a chiedere l’amore necessario all’annuncio del vangelo agli uomini del nostro tempo.
Annuncio da realizzare “con Misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia”
Marco Roncalli
Ecco un breve pensiero che ci può aiutare a capire un po’ di più la grandezza, la fede e il coraggio che egli ha avuto.
“Guardare al papato di Paolo VI significa non solo rivedere celebri sequenze di ieri, dagli abbracci con il patriarca ortodosso Atenagora e con l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey, al viaggio in Terrasanta nel ’64, primo di una lunga serie sino a quello in Asia e Oceania nel ’70, dalle tappe della conduzione conciliare a un magistero affidato a testi straordinari e gesti simbolici rilevanti, dall’evoluzione del tema del dialogo alle nuove alleanze con i mondi della cultura, dall’impegno per la pace, lo sviluppo, alla continuazione dell’ostpolitik, dalla riforma della curia alla sua internazionalizzazione, e altri tasselli di un vasto mosaico.
Vuol dire anche prendere atto delle attitudini interiori e delle linee spirituali che ne hanno ispirato la vita e l’azione lungo almeno tre direttrici, come ha ricordato Papa Francesco ai pellegrini bresciani nel giugno scorso “l’amore a Cristo, l’amore alla Chiesa e l’amore all’uomo” e noi?
Viviamo questo amore?
Così pressappoco continuava Jorge Bergoglio portando il discorso sull’oggi, sulla nostra quotidianità, concludendo “sono interrogativi rivolti anche alla nostra Chiesa d’oggi, a tutti noi, siamo tutti responsabili delle risposte…”.
E ancora: “noi questo tempo possiamo dire le stesse cose di Paolo VI: la chiesa è l’ancella dell’uomo, la chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo”.
Qui c’è forse il cuore del messaggio lasciato in eredità da Giovanni Battista Montini, il nuovo Papa beato, Pontefice dalla fede salda come la roccia che continua a chiedere l’amore necessario all’annuncio del vangelo agli uomini del nostro tempo.
Annuncio da realizzare “con Misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia”
Marco Roncalli
Ultimo aggiornamento (Lunedì 20 Ottobre 2014 11:13)