Home Page Il "Casa di Betania" Archivio Settembre 2013 A Tutto Campo

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A Tutto CampoA Tutto Campo “Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. 
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”.
Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”.
E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo
nel mio granaio”».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo.
Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno.
La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. 
La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 
Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di
denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. 
Chi ha orecchi, ascolti! (Mt 13, 1-2.24-30.36-43)”.
La pagina di vangelo che abbiamo riportato è l’icona biblica scelta per il nuovo anno oratoriano. “A tutto campo” è lo slogan che fa da eco all’altro indicato dall’Arcivescovo “Il campo è il mondo”. 
Il mondo allora, è al centro del nostro cammino di oratorio per i prossimi mesi. 
Il mondo, che così tanto spesso rimane periferico ai nostri discorsi pastorali. 
Il mondo, che così spesso suscita in noi disagio e timidezza, soprattutto quando si tratta di entrarci in relazione. 
Il mondo è al centro!
Il mondo è la nostra destinazione missionaria.
Anche i nostri giovani ci inviano questo messaggio: “world next exit”, parafrasando l’invito di Papa Francesco ad uscire dalle chiese per andare fuori.A Tutto CampoA Tutto Campo
Cosa significa per un oratorio andare fuori?
Cosa significa per un oratorio mettere il mondo al centro?
Condivido tre brevissime riflessioni.
Mettere il mondo al centro significa innanzitutto uscire verso Gesù! Sembrerebbe una marcia indietro, anziché un passo avanti. 
Invece no.
Per capire il mondo e la storia, è necessario mettere al centro, prima di tutto, il centro del mondo e della storia, che è Gesù. “Chi non guarda il Cielo non capirà mai le cose della terra”, ha detto Padre Clemente. 
Solo con Gesù possiamo acquisire quell’intelligenza interiore necessaria per capire il mondo e per amarlo.
Mettere al centro Gesù coincide con un vero superamento di noi stessi.
Significa considerare Gesù “interessante”, come un tesoro da scoprire, superando la diffidenza e il pregiudizio che nutriamo verso di Lui. 
Gesù non è vecchio! È vivo! È reale! È soprattutto è con noi! È tempo di abbandonare tutta quella serie di complessi esistenziali tipici di noi credenti.
Lo dico soprattutto ai giovani: basta complessi circa la propria fede. 
Basta senso di inferiorità verso i coetanei che non credono. 
Conoscere Gesù è interessante.
È ragionevole. È sempre attuale!
Mettere il mondo al centro significa ancora maturare un atteggiamento di accoglienza e di amore verso di esso. 
Incontrando i nostri giovani in oratorio, 
il nostro Padre Ferruccio Brambillasca ci ha detto che il missionario non è uno che insegna, ma uno che impara! Anche dalla parabola possiamo cogliere questa indicazione.
I servi che vogliono strappare anticipatamente la zizzania dal campo sono simili a quei credenti dei nostri tempi che usano la fede per semplificare il mondo, per giudicarlo, per organizzare categorie morali
e spaccare il capello in quattro, dividendo con precisione gli esseri umani tra buoni e cattivi. 
Ma Gesù la pensa diversamente: no, dice, lasciate che crescano insieme … Il mondo è ricco di sfumature, ricco di contraddizioni e complessità. 
La fede non ci autorizza a semplificare il mondo, a convertirlo, a giudicarlo (cfr. Gv 3,17) e tantomeno a condannarlo.
La fede ci chiede di accogliere il mondo e di amarlo.
L’amore è il metodo di salvezza del Padre.
Un oratorio che accoglie il mondo allora, è un oratorio fatto di persone che non si sentono a disagio con gli altri. 
Che non trasformano l’oratorio in un fortino per stare al sicuro dai loro problemi. 
Che non vivono l’oratorio come un’isola felice inun mare (il mondo) tempestoso. 
L’oratorio che accoglie il mondo è fatto di persone che quando ti incontrano ti sorridono, ti offrono fiducia, prendono l’iniziativa di salutarti e di chiederti come stai, danno tempo per gli altri senza aspettarsi il grazie,
amano stare coi piccoli e farli divertire insieme. L’oratorio che accoglie il mondo è fatto di gente che ha speranza e fiducia da vendere.
Gente che non considera nessuno come un caso disperato. 
Gente che non si pone il problema di mantenere a denti stretti tradizioni superate e inutili.
Gente che unisce la passione alla fantasia.
Gente che coinvolge e non seleziona!
Infine, l’oratorio che mette al centro il mondo è fatto di persone che cercano il mondo. 
Il mondo ci deve stare a cuore sempre, ci deve interessare sempre! 
Non solo quando parlano di noi! Non solo quando non veniamo rispettati! Il mondo ci interessa, in tutte le sue strane e contraddittorie espressioni.
È tempo di abbandonare la nostra timidezza.
Quel sotteso senso di impotenza e di inferiorità che spesso ci rallenta e ci blocca. 
L’oratorio che mette al centro il mondo è fatto di ragazzi, di giovani e di educatori, che prendono l’iniziativa della missione.
Che cercano rapporti e relazioni, a cominciare dal compagno di scuola, dal vicino di casa, dal compagno di università, dal collega di lavoro.
Tutti e dappertutto!
Dal semplice volantinaggio porta a porta, fino ai discorsi più seri e ai confronti più impegnati, fino anche alla carità concreta!
Non siamo vagoni da rimorchiare.
Siamo pietre vive!
A tutti auguro un anno di oratorio ricco di passione, gioia e fantasia!
 
don Stefano

Ultimo aggiornamento (Martedì 03 Novembre 2020 22:55)

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