Home Page Il "Casa di Betania" Archivio Aprile 2013 Un’Esperienza Spirituale, Comunitaria, Missionaria

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Un’Esperienza Spirituale, Comunitaria, MissionariaFino alla fine. La rappresentazione della passione secondo Matteo.

Era il 1964 quando per la prima volta don Luigi Corti decise di mettere in scena con i giovani dell’oratorio la Passione di Gesù.
Oggi, dopo la bellezza di quarantanove anni, questa tradizione è ancora viva e viene portata avanti con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione.
La realizzazione della rappresentazione, che verrà messa in scena nelle sere del 27, 29 e 31 marzo, è il frutto di un lavoro cominciato già a fine ottobre, quando don Stefano e suor Giusi hanno organizzato un ciclo di catechesi.
Monsignor P. Tremolada, Don S. Barbaglia e Monsignor D. Sguaitamatti hanno guidato il gruppo giovani nella lettura del Vangelo di Matteo, mettendo in luce i temi e i personaggi più significativi, senza però tralasciare il modo in cui è stata raffigurata artisticamente, nel corso dei secoli, la Passione.
Non solo, con l’ultimo incontro è stata anche approfondita la sua storia cinematografica.Un’esperienza spirituale, comunitaria, missionaria
Lasciandosi guidare da queste preziose catechesi, alla fine di ogni incontro i giovani hanno condiviso spontaneamente e in modo sincero, a partire dall’esperienza personale di ciascuno, i propri pensieri.
Questi sono stati la base delle riflessioni, materiale importante sia per la preghiera dei Quaresimali in ogni parrocchia della Comunità, sia per la stesura del testo.
Infatti in ogni gruppo di condivisione alcuni incaricati hanno raccolto e ordinato gli interventi di tutti, con l’intento di organizzare questo materiale e integrarlo poi con il testo originale del Vangelo di Matteo.
Il Vangelo si è arricchito in questo modo di una reale esperienza di condivisione e comunione, due elementi fondamentali per la realizzazione di un progetto così importante e così vissuto fin dalle sue origini.
Alcuni dei temi attorno ai quali si è più ragionato e che sono diventati poi le linee guida della rappresentazione, sono la gratuità, colta nell’umile gesto della donna di Betania, che versa dell’olio prezioso sul capo di Gesù; il tradimento di chi è stato più vicino a Gesù, i discepoli Pietro e Giuda, e il loro diverso modo di reagire di fronte al perdono del Signore; il desiderio di verità riscontrato in Pilato, che non riesce tuttavia ad abbandonare la materialità del suo potere per cedere all’amore e alla purezza che scorge negli occhi di Gesù.
Ad accompagnare e a introdurre la messa in scena è Matteo stesso, che dialogando con la sua comunità rivive i momenti della sua chiamata e accompagna lo spettatore a seguire gli ultimi momenti della vita di Gesù.
Questi sono gli ingredienti di un lavoro che ha coinvolto, con tempi e modi diversi, molte persone e che per la prima volta ha visto la collaborazione delle parrocchie di Omate e Caponago insieme a quella di Agrate.
Questa, infatti, è una novità: il coinvolgimento di tutta la comunità Casa di Betania si è concretizzato lungo l’intero percorso che ha portato alla rappresentazione finale.
Fondamentale è stato il contributo gratuito delle persone che si sono dedicate ai costumi, alla comunicazione e alla scelta delle musiche; altrettanto importante quello dato ‘sul campo’ dalla commissione strutture, scenografia e luci.

Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare a noi stessi speranza.

(Papa Francesco, Omelia di inizio Pontificato)

Che senso ha riproporre la Passione di Gesù più di duemila anni dopo?
Come dice Papa Francesco non dobbiamo mai smettere di essere portatori di speranza e testimoni del Vangelo. Per questo, davanti a ‘tanti tratti di cielo grigio’, che oggi possiamo riconoscere nella superficialità dei rapporti e nel materialismo che spesso guidano la nostra società, non dobbiamo cedere, ma essere fedeli e seguire la nostra vera luce, Gesù.
Partecipando con gioia ed entusiasmo a questo progetto, ovvero alla realizzazione della Passione, ci sentiamo nel nostro piccolo missionari, portatori di un messaggio universale, che raggiunge tutti, uno ad uno, rendendoci una comunità.
Un annuncio che non si ferma solo a chi ha partecipato in prima persona, ma che è un esempio soprattutto per chi assisterà alla rappresentazione.

Chiara, Cristina, Michele, Francesco

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