Famiglie e Oratorio: Presenza Positiva
Siamo genitori, figli, famiglie. Esistono situazioni dove ci si aiuta senza intralciarsi? Si può crescere assieme ai propri figli stando “accanto” e non “davanti” o “sopra”?
Si può “camminare con loro” nella fede?
Certo, ogni casa dovrebbe essere questo campo ideale. Ma dove possiamo farlo come “comunità” di famiglie?
Probabilmente in oratorio.
La presenza delle famiglie in oratorio costituisce una grande ricchezza, a patto però che i genitori sappiano mantenere le dovute accortezze nei riguardi dei figli che hanno bisogno di spazi e di autonomia.
L’oratorio ha nel suo DNA la capacità di offrire occasioni di condivisione per le famiglie, sia in rapporto all’itinerario di fede dei figli, sia nell’ambito più ampio delle altre attività dell’oratorio o dell’incontro informale.
Attenzione, è obbligatorio vigilare: la presenza delle famiglie in oratorio non deve snaturare la “tipicità” del luogo che deve rimanere prevalentemente giovanile e capace di esprimere tutta la sua cura per i ragazzi attraverso scelte che siano operate in loro favore e con loro. In questi ultimi anni l’oratorio di Agrate ha mostrato che le famiglie sono una presenza positiva, accanto
ai giovani, ma la sfida è tener vivo un ruolo qualificato e “diverso da”.
Possiamo aiutare i nostri ragazzi, ma dobbiamo proporre anche alle famiglie significativi cammini spirituali e di formazione pastorale per qualificare la nostra presenza: altrimenti sarebbe un mezzo successo.
Allora “Camminiamo con loro!”
La famiglia è risorsa da coinvolgere, una «ricchezza» con cui collaborare nei percorsi formativi e di fede.
E l’oratorio può essere un riferimento, per le difficoltà e le fragilità che la famiglia oggi porta con sé, e trasmette inevitabilmente ai figli: nella relazione fra la comunità e le famiglie, l’oratorio può assumere un ruolo di “ponte” ed essere il luogo principale in cui costruire “alleanze educative” rilevanti, reciproco servizio e attenzioni particolari che arrivino anche a progetti di sostegno, accompagnamento e formazione ...ma “accanto ai figli” non “sostituendoci a loro”...e magari mangiando una salamella “assieme”, perché no?
Massimo Brambilla
Si può “camminare con loro” nella fede?
Certo, ogni casa dovrebbe essere questo campo ideale. Ma dove possiamo farlo come “comunità” di famiglie?
Probabilmente in oratorio.
La presenza delle famiglie in oratorio costituisce una grande ricchezza, a patto però che i genitori sappiano mantenere le dovute accortezze nei riguardi dei figli che hanno bisogno di spazi e di autonomia.
L’oratorio ha nel suo DNA la capacità di offrire occasioni di condivisione per le famiglie, sia in rapporto all’itinerario di fede dei figli, sia nell’ambito più ampio delle altre attività dell’oratorio o dell’incontro informale.
Attenzione, è obbligatorio vigilare: la presenza delle famiglie in oratorio non deve snaturare la “tipicità” del luogo che deve rimanere prevalentemente giovanile e capace di esprimere tutta la sua cura per i ragazzi attraverso scelte che siano operate in loro favore e con loro. In questi ultimi anni l’oratorio di Agrate ha mostrato che le famiglie sono una presenza positiva, accanto
ai giovani, ma la sfida è tener vivo un ruolo qualificato e “diverso da”.
Possiamo aiutare i nostri ragazzi, ma dobbiamo proporre anche alle famiglie significativi cammini spirituali e di formazione pastorale per qualificare la nostra presenza: altrimenti sarebbe un mezzo successo.
Allora “Camminiamo con loro!”
La famiglia è risorsa da coinvolgere, una «ricchezza» con cui collaborare nei percorsi formativi e di fede.
E l’oratorio può essere un riferimento, per le difficoltà e le fragilità che la famiglia oggi porta con sé, e trasmette inevitabilmente ai figli: nella relazione fra la comunità e le famiglie, l’oratorio può assumere un ruolo di “ponte” ed essere il luogo principale in cui costruire “alleanze educative” rilevanti, reciproco servizio e attenzioni particolari che arrivino anche a progetti di sostegno, accompagnamento e formazione ...ma “accanto ai figli” non “sostituendoci a loro”...e magari mangiando una salamella “assieme”, perché no?
Massimo Brambilla