A che punto siamo? - Lara Colnago, Caponago
Cos’è la comunità pastorale?
A parole è difficile da spiegare, e allora provo a raccontarvi da giovane come vivo e credo sia la comunità pastorale.
Innanzitutto uno sguardo al passato, al passato recente, quando è nata la comunità Casa di Betania, per provare a leggere questa esperienza come un desiderio.
Il desiderio che mi ha accompagnato si identifica molto con lo stesso nome scelto per la nostra comunità.
La città di Betania e con essa la casa di Lazzaro, Marta e Maria, gli amici di Gesù.
Con loro Gesù ha stretto una relazione significativa e profonda di stima e di amicizia.
Come si collega questo con la comunità?
Per me giovane il desiderio e l’aspettativa più grande era quella di poter respirare aria nuova e più aperta, provare a vivere come Chiesa in un contesto che non fosse solo quello legato alla piccola parrocchia,
ma l’opportunità di potersi confrontare con altri giovani non poi così lontani da me.
Mi attirava e affascinava lo scambio non solo con i miei coetanei, ma anche con diversi sacerdoti: ero convinta e sono convinta che sia un’opportunità bella quella di poter lavorare e confrontarsi con i diversi presbiteri della
comunità, poter avere più punti di vista e di riferimento rispetto al passato.
Se questo è lo sguardo al passato, esso convive con quello legato al presente.
Se quello è il punto di partenza, il desiderio iniziale, in questi anni di esperienza pastorale comunitaria, si sta realizzando o è rimasto un sogno nel cassetto? Credo proprio che la risposta
vada nella prima direzione: è un sogno che si sta realizzando nonostante non manchino le fatiche ma, facendo un bilancio, prevalgono le gioie e le bellezze; insomma sento di respirare
davvero aria nuova e fresca che rigenera e dà nuovo slancio nel vivere la quotidianità e l’ordinarietà.
È dunque un bilancio positivo, ma come dicevo, non mancano le fatiche e allora ecco che su queste collego il mio sguardo sul futuro: sogno per tutta la nostra comunità, giovane e adulta, uno “sguardo da dio”.
Mi piacerebbe imparassimo a coltivare lo sguardo della beatitudine «beati i puri cuore, perchè vedranno Dio».
Chi acconsente al dono di un cuore puro, giunge a poco a poco alla vera contemplazione cristiana: diviene cioè capace di vedere il mondo con gli occhi di Dio.
Così facendo, finisce per assumere il sentire di Cristo Gesù: vede una donna dove gli altri vedono una prostituta, vede un uomo dove gli altri vedono un delinquente, vede già la salvezza all’opera dove gli altri vedono
solo il vizio, la devastazione, il peccato.
In tal modo diviene capace di perdono e misericordia.
È proprio questo il sogno e augurio per ciascuno di noi: educarci a coltivare sulla nostra comunità lo stesso sguardo che Dio ha su ognuno di noi e sulla nostra stessa comunità.
Lara Colnago, Caponago
A parole è difficile da spiegare, e allora provo a raccontarvi da giovane come vivo e credo sia la comunità pastorale.
Innanzitutto uno sguardo al passato, al passato recente, quando è nata la comunità Casa di Betania, per provare a leggere questa esperienza come un desiderio.
Il desiderio che mi ha accompagnato si identifica molto con lo stesso nome scelto per la nostra comunità.
La città di Betania e con essa la casa di Lazzaro, Marta e Maria, gli amici di Gesù.
Con loro Gesù ha stretto una relazione significativa e profonda di stima e di amicizia.
Come si collega questo con la comunità?
Per me giovane il desiderio e l’aspettativa più grande era quella di poter respirare aria nuova e più aperta, provare a vivere come Chiesa in un contesto che non fosse solo quello legato alla piccola parrocchia,
ma l’opportunità di potersi confrontare con altri giovani non poi così lontani da me.
Mi attirava e affascinava lo scambio non solo con i miei coetanei, ma anche con diversi sacerdoti: ero convinta e sono convinta che sia un’opportunità bella quella di poter lavorare e confrontarsi con i diversi presbiteri della
comunità, poter avere più punti di vista e di riferimento rispetto al passato.
Se questo è lo sguardo al passato, esso convive con quello legato al presente.
Se quello è il punto di partenza, il desiderio iniziale, in questi anni di esperienza pastorale comunitaria, si sta realizzando o è rimasto un sogno nel cassetto? Credo proprio che la risposta
vada nella prima direzione: è un sogno che si sta realizzando nonostante non manchino le fatiche ma, facendo un bilancio, prevalgono le gioie e le bellezze; insomma sento di respirare
davvero aria nuova e fresca che rigenera e dà nuovo slancio nel vivere la quotidianità e l’ordinarietà.
È dunque un bilancio positivo, ma come dicevo, non mancano le fatiche e allora ecco che su queste collego il mio sguardo sul futuro: sogno per tutta la nostra comunità, giovane e adulta, uno “sguardo da dio”.
Mi piacerebbe imparassimo a coltivare lo sguardo della beatitudine «beati i puri cuore, perchè vedranno Dio».
Chi acconsente al dono di un cuore puro, giunge a poco a poco alla vera contemplazione cristiana: diviene cioè capace di vedere il mondo con gli occhi di Dio.
Così facendo, finisce per assumere il sentire di Cristo Gesù: vede una donna dove gli altri vedono una prostituta, vede un uomo dove gli altri vedono un delinquente, vede già la salvezza all’opera dove gli altri vedono
solo il vizio, la devastazione, il peccato.
In tal modo diviene capace di perdono e misericordia.
È proprio questo il sogno e augurio per ciascuno di noi: educarci a coltivare sulla nostra comunità lo stesso sguardo che Dio ha su ognuno di noi e sulla nostra stessa comunità.
Lara Colnago, Caponago
Ultimo aggiornamento (Venerdì 02 Marzo 2012 08:54)