Guardare Avanti con Fantasia
Arrivati ad una certa età (quale?) diventa inevitabile vivere di “ricordi”: la propria giovinezza con gli avvenimenti, i luoghi e le persone ad essa connessi vengono a galla e la tentazione forte è quella di giudicare il presente e bloccare il futuro.
I ricordi inevitabilmente ci fanno chiudere in noi stessi e ci immobilizzano!
Questo capita ovunque e capita anche nella comunità cristiana.
I quarantenni, quando si ritrovano e ripensano al loro oratorio, non possono fare altro che sognare e voler far rivivere il “loro” oratorio.
Quando si incontrano gli anziani, spesso scrollano la testa amareggiati di come oggi si vivono i rapporti non sempre improntati al rispetto e sognano un mondo dove il più piccolo riverisce l’anziano.
Quando i preti parlano tra di loro, viene spontaneo dire: “Io facevo, io organizzavo...” considerando migliore il proprio agire in confronto a quello di altri. La vita va così!
Ma oggi più che ai ricordi occorre dare sfogo alla fantasia; i tempi cambiano, le idee circolano velocemente, i rapporti sono spesso impersonali e veicolati dai mass media e quando si guarda al futuro si intravede nebbia.
Che fare?
• Capire il presente superando la presunzione che il passato è meglio e facendo uno sforzo per immedesimarsi nelle nuove generazioni, nelle onde di cultura che oggi si diffondono. Senz’altro il presente ha tanto da dare anche ai più scettici e ai più incalliti pessimisti. Solitamente l’adulto che si ritiene “maturo” vede con “paura” le spinte del presente (dei giovani) oppure guarda, ma con un forte preconcetto e pensa: “I giovani di oggi valgono poco! Non sono capaci…”
• Dare spazio alle forze nuove, stimolando la loro responsabilità, facendo sentire il loro peso nella società, nella comunità. Io penso che troppe volte gli adulti hanno invaso il campo del giovane togliendogli il respiro o peggio tarpandogli le ali.
• Volare con la fantasia. Quel “si è sempre fatto così” è diventato insopportabile e ho l’impressione che anche le nostre parrocchie stiano invecchiando nel senso che c’è poca apertura al futuro, alle novità, all’inventiva.
C’è tanta brava gente, magari anche con belle idee, però fa fatica ad esternarle. Impariamo a comunicare, a dialogare, senza paura.
• Dare tempo ed energie. Al tanto parlare e proporre occorre far seguire la concretezza dell’agire superando pigrizie e falsi problemi.
Quante volte sento dire: “bisognerebbe… si dovrebbe” ma sempre con l’intento di far lavorare gli altri, il mondo; la comunità va avanti se i suoi membri vanno avanti. Coi tempi che corrono diventa quasi spontaneo chiudersi in sé stessi, tenere lo sguardo dentro la propria famiglia e crogiolarsi nei bei ricordi, o mangiarsi il fegato perché le cose non vanno secondo i nostri schemi.
Ottimismo e fantasia ecco due ingredienti indispensabili oggi per continuare il nostro cammino.
Gesù direbbe: “Chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro, non è degno di me”.
Fieri della dignità di discepoli, non tradiamo la fiducia del Maestro.
Don Mauro
I ricordi inevitabilmente ci fanno chiudere in noi stessi e ci immobilizzano!
Questo capita ovunque e capita anche nella comunità cristiana.
I quarantenni, quando si ritrovano e ripensano al loro oratorio, non possono fare altro che sognare e voler far rivivere il “loro” oratorio.
Quando si incontrano gli anziani, spesso scrollano la testa amareggiati di come oggi si vivono i rapporti non sempre improntati al rispetto e sognano un mondo dove il più piccolo riverisce l’anziano.
Quando i preti parlano tra di loro, viene spontaneo dire: “Io facevo, io organizzavo...” considerando migliore il proprio agire in confronto a quello di altri. La vita va così!
Ma oggi più che ai ricordi occorre dare sfogo alla fantasia; i tempi cambiano, le idee circolano velocemente, i rapporti sono spesso impersonali e veicolati dai mass media e quando si guarda al futuro si intravede nebbia.
Che fare?
• Capire il presente superando la presunzione che il passato è meglio e facendo uno sforzo per immedesimarsi nelle nuove generazioni, nelle onde di cultura che oggi si diffondono. Senz’altro il presente ha tanto da dare anche ai più scettici e ai più incalliti pessimisti. Solitamente l’adulto che si ritiene “maturo” vede con “paura” le spinte del presente (dei giovani) oppure guarda, ma con un forte preconcetto e pensa: “I giovani di oggi valgono poco! Non sono capaci…”
• Dare spazio alle forze nuove, stimolando la loro responsabilità, facendo sentire il loro peso nella società, nella comunità. Io penso che troppe volte gli adulti hanno invaso il campo del giovane togliendogli il respiro o peggio tarpandogli le ali.
• Volare con la fantasia. Quel “si è sempre fatto così” è diventato insopportabile e ho l’impressione che anche le nostre parrocchie stiano invecchiando nel senso che c’è poca apertura al futuro, alle novità, all’inventiva.
C’è tanta brava gente, magari anche con belle idee, però fa fatica ad esternarle. Impariamo a comunicare, a dialogare, senza paura.
• Dare tempo ed energie. Al tanto parlare e proporre occorre far seguire la concretezza dell’agire superando pigrizie e falsi problemi.
Quante volte sento dire: “bisognerebbe… si dovrebbe” ma sempre con l’intento di far lavorare gli altri, il mondo; la comunità va avanti se i suoi membri vanno avanti. Coi tempi che corrono diventa quasi spontaneo chiudersi in sé stessi, tenere lo sguardo dentro la propria famiglia e crogiolarsi nei bei ricordi, o mangiarsi il fegato perché le cose non vanno secondo i nostri schemi.
Ottimismo e fantasia ecco due ingredienti indispensabili oggi per continuare il nostro cammino.
Gesù direbbe: “Chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro, non è degno di me”.
Fieri della dignità di discepoli, non tradiamo la fiducia del Maestro.
Don Mauro
Ultimo aggiornamento (Martedì 03 Novembre 2020 23:00)