Un Oratorio Così
Sarà per deformazione professionale, o per la mia situazione pastorale, che ogni volta che parlo di oratorio al singolare, in realtà non parlo per uno ma per tre.
Quello che dirò di seguito dunque, tranne i casi in cui vorrò specificarlo, si riferisce ai tre oratori della nostra Comunità Pastorale.
La prima parola che voglio dire è grazie!
Da pochi giorni abbiamo terminato la non indifferente mole di iniziative e di lavoro legata alle feste degli oratori.
Il mio grazie sincero va a tutti coloro che hanno collaborato a vari livelli.
Aprifila è stato l’oratorio di Agrate, la cui festa ha visto quest’anno una partecipazione a dir poco straordinaria dell’intera comunità.
Tantissimi si sono ritrovati sotto il tendone bianco per la semplice bellezza di stare insieme, di giocare e di ascoltare buona musica.
È poi venuto il turno dell’oratorio di Caponago, con la messa celebrata sul campo e animata dagli animatori dell’oratorio estivo, che con la loro numerosa e gioiosa presenza hanno fatto la differenza della festa di quest’anno.
Infine, la grande festa all’oratorio di Omate.
Grazie di cuore all’oratorio di Omate, che ha deciso di trasformarsi in una casa accogliente per tutta la Comunità, nel giorno in cui abbiamo ricevuto tra noi il dono di don Luca, il nostro diacono.
Ma un grazie davvero particolare lo devo a tutti i collaboratori, adolescenti e giovani, pensionati e genitori, che sfidando il tempo hanno reso possibile la veloce sistemazione dell’oratorio di Agrate, ormai giunto al termine dei lavori.
Non si contano le ore che tante persone donano al nostro oratorio!
Ma la nostra grande ricchezza e soddisfazione sta nel vedere – in ciascuno dei nostri oratori – persone che si danno da fare concretamente, con passione ed entusiasmo, già appagati dall’idea di dare il proprio contributo personale per qualcosa di grande!
Dal grazie che ho espresso – certamente per ora parziale e incompleto – nasce un sogno.
Anzi: tre sogni.
Tre sogni per i nostri oratori.
Il primo sogno.
Che il nostro oratorio diventi presto la scelta educativa di tutte le famiglie della nostra Comunità Pastorale.
Purtroppo questa non è ancora la realtà.
Sono ancora troppo pochi i ragazzi, i giovani e le famiglie che frequentano il nostro oratorio.
Spesso la loro presenza non esprime una scelta educativa ma un bisogno contingente, come si vede bene nel caso della proposta dell’oratorio estivo.
Spesso la presenza di tante famiglie – e di conseguenza dei loro ragazzi – non nasce da un’appartenenza ma soltanto dalla comodità di un utilizzo.
Questo è troppo poco.
E soprattutto è inefficace in vista di un’educazione seria dei nostri ragazzi. L’oratorio – se crediamo veramente nell’educazione cristiana dei nostri ragazzi, ripeto: se ci crediamo! – deve tornare al più presto ad essere scelto nella sua valenza di cammino educativo cristiano.
Il secondo sogno.
Che il nostro oratorio sia un luogo che insegna ai ragazzi il senso vero della vita e il modo giusto di vivere.
Si, lo so, più che un sogno sembra una irrealizzabile ambizione, tuttavia è qualcosa di cui sono profondamente convinto.
Con quali strumenti “avanzati” l’oratorio educa alla vita?
Con la miscela efficace di gioco e preghiera. L’esperienza del gioco, e lo sport in genere, è metafora della vita.
La preghiera ci mette in comunione reale con quel Dio che è dentro la vita di ciascuno di noi.
Dalla preghiera impariamo a camminare sentendo Dio vicino e amico.
Dall’esperienza iniziale del gioco impariamo ad essere persone socievoli, aperte, capaci di condividere obiettivi e di faticare insieme per raggiungerli.
Finché da questa esperienza primordiale passiamo allo stile tipico di una persona capace di stare in mezzo agli altri, capace di “stare al mondo” e di prendersi cura del mondo.
Il terzo sogno.
Sogno un oratorio che sappia vedere e curare le fragilità dei nostri giovani.
Tanti nostri giovani – e mi riferisco proprio ai nostri – si lasciano facilmente trascinare dall’illusione di una vita vuota, riempita dalla noia e da un divertimento tirato all’eccesso.
Tanti ragazzi soffrono interiormente per la dolorosa separazione delle loro famiglie e per i tentativi maldestri di creare una nuova unione da parte dei loro genitori.
Tanti nostri adolescenti si lasciano sedurre – sotto i nostri occhi indifferenti o impotenti – dal mito dell’alcool, dello spinello fumato “per provare”, delle droghe trovate a poco prezzo tra i banchi di scuola.
Sogno un oratorio che abbia il coraggio di mettere il cuore e le mani per poter prevenire e soccorrere la fragilità dei nostri giovani.
Sogno un oratorio così.
Spero che questi sogni condivisi ci aiutino a camminare insieme con lo sguardo rivolto al cielo.
Don Stefano
Quello che dirò di seguito dunque, tranne i casi in cui vorrò specificarlo, si riferisce ai tre oratori della nostra Comunità Pastorale.
La prima parola che voglio dire è grazie!
Da pochi giorni abbiamo terminato la non indifferente mole di iniziative e di lavoro legata alle feste degli oratori.
Il mio grazie sincero va a tutti coloro che hanno collaborato a vari livelli.
Aprifila è stato l’oratorio di Agrate, la cui festa ha visto quest’anno una partecipazione a dir poco straordinaria dell’intera comunità.
Tantissimi si sono ritrovati sotto il tendone bianco per la semplice bellezza di stare insieme, di giocare e di ascoltare buona musica.
È poi venuto il turno dell’oratorio di Caponago, con la messa celebrata sul campo e animata dagli animatori dell’oratorio estivo, che con la loro numerosa e gioiosa presenza hanno fatto la differenza della festa di quest’anno.
Infine, la grande festa all’oratorio di Omate.
Grazie di cuore all’oratorio di Omate, che ha deciso di trasformarsi in una casa accogliente per tutta la Comunità, nel giorno in cui abbiamo ricevuto tra noi il dono di don Luca, il nostro diacono.
Ma un grazie davvero particolare lo devo a tutti i collaboratori, adolescenti e giovani, pensionati e genitori, che sfidando il tempo hanno reso possibile la veloce sistemazione dell’oratorio di Agrate, ormai giunto al termine dei lavori.
Non si contano le ore che tante persone donano al nostro oratorio!
Ma la nostra grande ricchezza e soddisfazione sta nel vedere – in ciascuno dei nostri oratori – persone che si danno da fare concretamente, con passione ed entusiasmo, già appagati dall’idea di dare il proprio contributo personale per qualcosa di grande!
Dal grazie che ho espresso – certamente per ora parziale e incompleto – nasce un sogno.
Anzi: tre sogni.
Tre sogni per i nostri oratori.
Il primo sogno.
Che il nostro oratorio diventi presto la scelta educativa di tutte le famiglie della nostra Comunità Pastorale.
Purtroppo questa non è ancora la realtà.
Sono ancora troppo pochi i ragazzi, i giovani e le famiglie che frequentano il nostro oratorio.
Spesso la loro presenza non esprime una scelta educativa ma un bisogno contingente, come si vede bene nel caso della proposta dell’oratorio estivo.
Spesso la presenza di tante famiglie – e di conseguenza dei loro ragazzi – non nasce da un’appartenenza ma soltanto dalla comodità di un utilizzo.
Questo è troppo poco.
E soprattutto è inefficace in vista di un’educazione seria dei nostri ragazzi. L’oratorio – se crediamo veramente nell’educazione cristiana dei nostri ragazzi, ripeto: se ci crediamo! – deve tornare al più presto ad essere scelto nella sua valenza di cammino educativo cristiano.
Il secondo sogno.
Che il nostro oratorio sia un luogo che insegna ai ragazzi il senso vero della vita e il modo giusto di vivere.
Si, lo so, più che un sogno sembra una irrealizzabile ambizione, tuttavia è qualcosa di cui sono profondamente convinto.
Con quali strumenti “avanzati” l’oratorio educa alla vita?
Con la miscela efficace di gioco e preghiera. L’esperienza del gioco, e lo sport in genere, è metafora della vita.
La preghiera ci mette in comunione reale con quel Dio che è dentro la vita di ciascuno di noi.
Dalla preghiera impariamo a camminare sentendo Dio vicino e amico.
Dall’esperienza iniziale del gioco impariamo ad essere persone socievoli, aperte, capaci di condividere obiettivi e di faticare insieme per raggiungerli.
Finché da questa esperienza primordiale passiamo allo stile tipico di una persona capace di stare in mezzo agli altri, capace di “stare al mondo” e di prendersi cura del mondo.
Il terzo sogno.
Sogno un oratorio che sappia vedere e curare le fragilità dei nostri giovani.
Tanti nostri giovani – e mi riferisco proprio ai nostri – si lasciano facilmente trascinare dall’illusione di una vita vuota, riempita dalla noia e da un divertimento tirato all’eccesso.
Tanti ragazzi soffrono interiormente per la dolorosa separazione delle loro famiglie e per i tentativi maldestri di creare una nuova unione da parte dei loro genitori.
Tanti nostri adolescenti si lasciano sedurre – sotto i nostri occhi indifferenti o impotenti – dal mito dell’alcool, dello spinello fumato “per provare”, delle droghe trovate a poco prezzo tra i banchi di scuola.
Sogno un oratorio che abbia il coraggio di mettere il cuore e le mani per poter prevenire e soccorrere la fragilità dei nostri giovani.
Sogno un oratorio così.
Spero che questi sogni condivisi ci aiutino a camminare insieme con lo sguardo rivolto al cielo.
Don Stefano
Ultimo aggiornamento (Venerdì 04 Novembre 2011 07:33)