“Lo Spirito del Signore accompagnerà e sosterrà la nostra missione ed anch’io vorrei sentirmi come il profeta Geremia che interrogato da Dio ha risposto: «Vedo un ramo di mandorlo» (Ger 1,11); vorrei anch’io poter gustare questa visione, il segno di una nuova primavera che germoglia e fiorisce. Voi, cari giovani, che siete radicati e fondati in Cristo e state saldi nella fede, diventate i testimoni di Gesù per una nuova primavera del vangelo, della Chiesa e dell’umanità intera: una primavera promettente di frutti gustosi.”
Le parole di questo articolo nascono dal desiderio del racconto.
Un racconto che riguarda le iniziative promosse e vissute per i giovani della nostra Comunità Pastorale nel tempo estivo.
Ho voluto iniziare con la citazione di una delle frasi pronunciate nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid dal nostro Cardinale Tettamanzi.
In una delle sue catechesi ci ha sorpreso con questa citazione di Geremia: si tratta di una delle immagini più belle che il profeta conserva nel libro che ne raccoglie la predicazione e la missione. Il Cardinale l’ha riferita ai giovani.
È stato emozionante ascoltare queste parole.
Perché permettono a noi giovani di recuperare la nostra profonda collocazione nella Chiesa: siamo profezia di una nuova primavera!
Siamo chiamati ad essere segnale positivo, ricco di speranza.
Il racconto della nostra GMG è più ricco che mai!
Chi vi partecipa per la prima volta la scopre giorno per giorno, momento per momento.
Rimane lui stesso incredulo di fronte agli sforzi fisici che ha saputo affrontare, e forse anche alle ore di preghiera comune e silenziosa per nulla noiose e pesanti.
Chi vi ha già partecipato, conserva questa esperienza nel cuore con affetto e gratitudine.
Ci sono elementi curiosi e interessanti, che rendono la GMG di Madrid unica e spingono alcuni a paragonarla alla GMG di Roma: il numero straordinario dei giovani presenti; il clima di “amicizia universale” che si è respirato per le strade di Madrid; quella sferzata di vento e pioggia che ha colpito tutti - papa compreso - la sera della veglia: esperienza che difficilmente dimenticheremo.
Infine vorrei condividere ciò che ritengo sia il messaggio più profondo di questi giorni unici.
Innanzitutto, il papa ha rimesso i giovani al centro della Chiesa.
L’ha detto e l’ha fatto un papa di ottantaquattro anni, apparentemente “lontano” dal vissuto reale dei giovani.
Questo significa che quando la Chiesa sta accanto ai giovani non sta perdendo il suo tempo.
I giovani non sono forse oggi il terreno “più lontano” da raggiungere per la semina del vangelo?
E non è forse la loro presenza nella nostra Comunità che ci spinge ad andare oltre noi stessi, a rinnovare continuamente la qualità della nostra comunicazione, a non trasformare il tesoro della nostra fede in un’abitudine accomodante e noiosa ma a custodirne la caratteristica di essere fontana vivace di vita?
Questa forte ventata di primavera, respirata nei giorni di Madrid, ci aiuti a scrollarci di dosso l’immagine di una Chiesa vecchia e stanca, a cui troppo facilmente ci siamo abituati e a cui - non di rado - ci siamo anche rassegnati.
Al termine della GMG il papa ci ha consegnato un mandato: essere profezia di novità.
In un mondo attraversato da tensioni, ingiustizie e povertà mai risolte, non ci viene chiesto di metterci al riparo.
Il papa ci chiede, invece, di pensare alla novità del futuro con profonda speranza.
Dare un volto nuovo all’umanità futura che sta già nascendo: papa Benedetto non ci ha regalato facili poesie, ma ci ha ricordato che ciò sarà possibile solo se le radici della nostra vita saranno salde in Gesù.
È una parola alta quella che il papa ci consegna.
Parole dette ai giovani, ma rivolte a tutti quelli che vogliono rimanere giovani nell’amicizia con Gesù e sanno che la fede fa fiorire la nostra vita.

Don Stefano