Evangelizzare? Da cuore a cuore
Il 24 ottobre si celebra la Giornata Missionaria Mondiale 2010, occasione per sentirci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo.
In questa giornata lo sguardo del nostro cuore dovrebbe dilatarsi sugli immensi spazi della missione.
E’ pure occasione, per tutta la comunità cristiana, di rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario.
La spinta missionaria è il termometro che segna la vitalità delle nostre Chiese e ne misura la capacità di cooperazione, testimonianza di unità, fraternità e solidarietà.
Benedetto XVI, nel suo messaggio per la GMM, afferma che “la costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”.
La nostra CP sta già vivendo la fatica di questa affermazione; infatti se comunione ecclesiale non è un concetto astratto allora significa che è la quotidiana fatica del vivere relazioni autentiche.
Non sono i preti che parlano dai pulpiti, né i consigli pastorali o le commissioni che creano una reale comunione.
Sono le persone, capaci di mettersi in gioco senza doppiezze, senza fraintendimenti e senza giudicare, che possono creare ponti e unire percorsi
finora diversi e paralleli.
Ancora più fatica richiede l’aprirsi all’altro, a chi non fa parte della comunità cristiana, al non credente o allo straniero.
Il Papa afferma che “in una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”.
Una comunità cristiana, come la nostra per esempio, può sembrare accogliente perché si occupa dei poveri, si prodiga con generosità per alleviare le sofferenze, ma in questa “bulimia di buone azioni” a volte ci si dimentica delle inquietudini delle persone normali. “Gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di “far vedere” Gesù.
Essi devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità, perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita”. (Benedetto XVI).
Nel messaggio il Papa riprende anche un concetto fondamentale: “il mandato missionario che hanno ricevuto tutti i battezzati e l’intera Chiesa non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale.
Infatti, la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, nazionalità, ad ogni latitudine”.
Nella nostra CP le persone più sensibili a questo tipo di “mandato ad gentes” stanno unendo la fatica e l’entusiasmo per creare comunione.
Il primo passo è stato quello di conoscerci tra di noi come persone, di raccontarci e raccontare la storia dei nostri gruppi, lasciando che sia il cuore a parlare al cuore.
Il desiderio è quello di animare insieme i tempi liturgici (Quaresima in particolare); promuovere iniziative comuni di aiuto concreto alle missioni; proporre momenti di preghiera pensati insieme per le tre realtà parrocchiali; pensare a percorsi formativi per animare alla missionarietà ed
educare alla mondialità la comunità pastorale.
Questo nuovo impegno della CP deve dare alla nostra fede un respiro universale e farci assumere le nostre responsabilità per superare ogni particolarismo, ogni chiusura e ogni tentazione di ripiegamento pastorale.
Perché essere missionari non è altro che far nostro il mandato di Cristo: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. (Mc 16,15).
per il Gruppo Missionario Agrate
Beatrice e Carolina
In questa giornata lo sguardo del nostro cuore dovrebbe dilatarsi sugli immensi spazi della missione.
E’ pure occasione, per tutta la comunità cristiana, di rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario.
La spinta missionaria è il termometro che segna la vitalità delle nostre Chiese e ne misura la capacità di cooperazione, testimonianza di unità, fraternità e solidarietà.
Benedetto XVI, nel suo messaggio per la GMM, afferma che “la costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”.
La nostra CP sta già vivendo la fatica di questa affermazione; infatti se comunione ecclesiale non è un concetto astratto allora significa che è la quotidiana fatica del vivere relazioni autentiche.
Non sono i preti che parlano dai pulpiti, né i consigli pastorali o le commissioni che creano una reale comunione.
Sono le persone, capaci di mettersi in gioco senza doppiezze, senza fraintendimenti e senza giudicare, che possono creare ponti e unire percorsi
finora diversi e paralleli.
Ancora più fatica richiede l’aprirsi all’altro, a chi non fa parte della comunità cristiana, al non credente o allo straniero.
Il Papa afferma che “in una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”.
Una comunità cristiana, come la nostra per esempio, può sembrare accogliente perché si occupa dei poveri, si prodiga con generosità per alleviare le sofferenze, ma in questa “bulimia di buone azioni” a volte ci si dimentica delle inquietudini delle persone normali. “Gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di “far vedere” Gesù.
Essi devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità, perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita”. (Benedetto XVI).
Nel messaggio il Papa riprende anche un concetto fondamentale: “il mandato missionario che hanno ricevuto tutti i battezzati e l’intera Chiesa non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale.
Infatti, la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, nazionalità, ad ogni latitudine”.
Nella nostra CP le persone più sensibili a questo tipo di “mandato ad gentes” stanno unendo la fatica e l’entusiasmo per creare comunione.
Il primo passo è stato quello di conoscerci tra di noi come persone, di raccontarci e raccontare la storia dei nostri gruppi, lasciando che sia il cuore a parlare al cuore.
Il desiderio è quello di animare insieme i tempi liturgici (Quaresima in particolare); promuovere iniziative comuni di aiuto concreto alle missioni; proporre momenti di preghiera pensati insieme per le tre realtà parrocchiali; pensare a percorsi formativi per animare alla missionarietà ed
educare alla mondialità la comunità pastorale.
Questo nuovo impegno della CP deve dare alla nostra fede un respiro universale e farci assumere le nostre responsabilità per superare ogni particolarismo, ogni chiusura e ogni tentazione di ripiegamento pastorale.
Perché essere missionari non è altro che far nostro il mandato di Cristo: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. (Mc 16,15).
per il Gruppo Missionario Agrate
Beatrice e Carolina
Ultimo aggiornamento (Domenica 03 Ottobre 2010 18:38)