Buon Cammino!
Mettendomi a scrivere questo editoriale ho pensato cosa difficile poter esprimere tutto ciò che si potrebbe enunciare raccogliendo l’esperienza di un decennio e, nello stesso tempo, mi premeva non fare solo un elenco di saluti e di ringraziamenti.
La prima intuizione che mi è venuta è stata quella di dare uno sguardo indietro.
Nell’anno 2000, in una intervista, ho risposto che i progetti e i cammini si costruiscono tenendo presente tre “F”: fiducia, fedeltà, fatica.
Ho poi continuato: la fiducia nell’operare di Dio, che sempre accompagna il cammino del suo “gregge”; la fedeltà al cammino intrapreso, al di là dei successi e delle gratificazioni immediate; la fatica, perché ogni esperienza vera ha in sé questo ingrediente.
Dopo dieci anni devo esprimere anche molti grazie, senza fare in questo contesto l’elenco a chi e per cosa.
Grazie a tutti, in modo particolare a coloro che hanno condiviso questi anni di lavoro educativo, nelle più svariate forme di presenza, un cammino dove si sono giocate le tre “F”.
La fatica più grande, ma anche più bella, è stata ed è tutt’ora, quella di preparasi a poter vivere una vita cristiana nel nuovo tempo, imparando a guardare al domani.
Una sfida che possiamo meglio comprendere con una citazione: Sì può vivere cristianamente limitandosi a ricalcare la strada di coloro che ci hanno preceduto, ripetendo gesti, abitudini, costumi… Il fatto sta che i cambiamenti culturali rendono estremamente difficile una vita così, perché
le differenze culturali diventano talmente abissali da ritrovare differenze di mentalità all’interno di una stessa famiglia…
In uno sciame di sapori, profumi, offerte che inquietano l’uomo di oggi, è molto difficile vivere la dottrina, il precetto, senza che si abbia una convinzione interiore che riempie il cuore e dà sapore. ( M. Rupnik).
Siccome un saluto non può non contenere un desiderio, rubo le ultime parole di Rupnik: che ognuno possa vivere una esperienza di fede che sia
convinzione interiore che riempia e dia sapore.
Per far accadere questo occorrono dei luoghi dove sia possibile intercettare la dimensione della fede: famiglie nelle quali sia possibile fare
esperienza di gesti che esprimono le fede come verità buona e promettente per la vita; luoghi educativi dove sia possibile narrare una memoria, non intesa come somma delle cose già fatte, ma memoria della fede. Il tutto condito dalla consapevolezza che il cammino delle fede, prima ancora che una serie di verità, è innanzitutto un incontro con il Signore, passando attraverso Gesù.
E, se una cosa voglio lasciarvi, specialmente ai ragazzi e ai giovani, è proprio Lui: Gesù; è la cosa più bella che ho incontrato.
Buon Cammino.
Don Romeo
La prima intuizione che mi è venuta è stata quella di dare uno sguardo indietro.
Nell’anno 2000, in una intervista, ho risposto che i progetti e i cammini si costruiscono tenendo presente tre “F”: fiducia, fedeltà, fatica.
Ho poi continuato: la fiducia nell’operare di Dio, che sempre accompagna il cammino del suo “gregge”; la fedeltà al cammino intrapreso, al di là dei successi e delle gratificazioni immediate; la fatica, perché ogni esperienza vera ha in sé questo ingrediente.
Dopo dieci anni devo esprimere anche molti grazie, senza fare in questo contesto l’elenco a chi e per cosa.
Grazie a tutti, in modo particolare a coloro che hanno condiviso questi anni di lavoro educativo, nelle più svariate forme di presenza, un cammino dove si sono giocate le tre “F”.
La fatica più grande, ma anche più bella, è stata ed è tutt’ora, quella di preparasi a poter vivere una vita cristiana nel nuovo tempo, imparando a guardare al domani.
Una sfida che possiamo meglio comprendere con una citazione: Sì può vivere cristianamente limitandosi a ricalcare la strada di coloro che ci hanno preceduto, ripetendo gesti, abitudini, costumi… Il fatto sta che i cambiamenti culturali rendono estremamente difficile una vita così, perché
le differenze culturali diventano talmente abissali da ritrovare differenze di mentalità all’interno di una stessa famiglia…
In uno sciame di sapori, profumi, offerte che inquietano l’uomo di oggi, è molto difficile vivere la dottrina, il precetto, senza che si abbia una convinzione interiore che riempie il cuore e dà sapore. ( M. Rupnik).
Siccome un saluto non può non contenere un desiderio, rubo le ultime parole di Rupnik: che ognuno possa vivere una esperienza di fede che sia
convinzione interiore che riempia e dia sapore.
Per far accadere questo occorrono dei luoghi dove sia possibile intercettare la dimensione della fede: famiglie nelle quali sia possibile fare
esperienza di gesti che esprimono le fede come verità buona e promettente per la vita; luoghi educativi dove sia possibile narrare una memoria, non intesa come somma delle cose già fatte, ma memoria della fede. Il tutto condito dalla consapevolezza che il cammino delle fede, prima ancora che una serie di verità, è innanzitutto un incontro con il Signore, passando attraverso Gesù.
E, se una cosa voglio lasciarvi, specialmente ai ragazzi e ai giovani, è proprio Lui: Gesù; è la cosa più bella che ho incontrato.
Buon Cammino.
Don Romeo
Ultimo aggiornamento (Giovedì 15 Luglio 2010 10:49)