Mi Scusi il Disturbo...
L’anno pastorale 2009/10 è stato l’anno sacerdotale e, quasi a farlo apposta, è saltato fuori quell’increscioso problema grave e nefando dei preti pedofili.
Non vorrei però che tutto finisse lì, perché, grazie e a Dio, esistono ancor più numerosi preti con tante e buone doti.
Quest’anno è servito anche a me per ripropormi le domande fondamentali: “Perché sono prete, perché sono contento di esserlo, quali difficoltà incontro ogni giorno per essere fedele alla mia vocazione…?” e mentre cercavo di tirare le somme mi è balzata prepotente un’altra domanda: “La gente come vede il prete oggi?”
Basta fermarsi un giorno in casa del parroco per capirlo immediatamente!
“Mi scusi il disturbo…” tanta gente mi avvicina facendo precedere queste parole, come se il prete si dovesse sentire “disturbato” di servire i fratelli o di ascoltarli perché lui ha altro da fare (altro? che cosa?).
Ora se questa frase è detta per educazione può anche passare, ma se riflette l’idea che il prete deve vivere indisturbato per fare gli affari suoi, questo non mi sta bene, perché il prete vive al servizio dei suoi fratelli.
“Lei, che è più vicino al Signore, preghi per me e per la mia famiglia…” Certamente sono più vicino al Signore perché occupo un posto sull’altare in un punto più vicino al Tabernacolo, ma non è questa la vicinanza che
conta.
Ogni fedele è invitato da Gesù a “rimanere in Lui”, per cui l’essere vicino o lontano non dipende dal posto che si occupa, ma dall’amore che uno
ha nel cuore per Gesù. Certamente il prete avrà più tempo per pregare, ma la sua preghiera vale tanto quanto quella di ogni fedele; semmai potrà vivere il momento di preghiera personale e comunitario, come faceva Mosè, che alzava le braccia e si poneva tra Dio e il popolo per intercedere.
Il prete è l’uomo della preghiera!
“Lei che ha più fede di me…” a volte mi vedono così come un campione della fede, come se il prete fosse sempre sicuro, quasi che avesse la fede assicurata per il ruolo che ha.
Certamente il mio compito è quello di confermare nella fede i fratelli, guidarli sulla via del Vangelo e curarne la fedeltà, ma questo lo faccio mentre anch’io cammino nella fede, mentre anch’io faccio fatica ad essere fedele al Vangelo.
Purtroppo anche il prete può perdere la fede e ridursi a fare un semplice funzionario!
“Lei che conosce tanta gente, non potrebbe darmi una mano a trovare un lavoro…” Tanti mi prendono come un assistente sociale o addirittura come uno che “è obbligato” a dispensare soldi a chi fa fatica a vivere…
E’ qui che tante volte mi altero perché non vogliono sentire ragione e quando dico che questo non è il mio compito, non cedono e insistono… è umiliante per un prete vedere le mani tese per ricevere un soldo e non sentire mai una voce che ti chieda il Vangelo! E’ indispensabile fare la carità, e non mi tiro indietro, ma il prete fa anche altro! “Mi viene a confessare?…” Questa sì che è una bella richiesta e corro subito al confessionale, è lì che mi sento pienamente prete, completamente fratello, contento di dare a chi chiede perdono la grazia del Dio misericordioso, è lì che il cuore si apre all’ascolto, al conforto, alla speranza. Grazie, Signore, perché sono prete!
Don Mauro Radice
Non vorrei però che tutto finisse lì, perché, grazie e a Dio, esistono ancor più numerosi preti con tante e buone doti.
Quest’anno è servito anche a me per ripropormi le domande fondamentali: “Perché sono prete, perché sono contento di esserlo, quali difficoltà incontro ogni giorno per essere fedele alla mia vocazione…?” e mentre cercavo di tirare le somme mi è balzata prepotente un’altra domanda: “La gente come vede il prete oggi?”
Basta fermarsi un giorno in casa del parroco per capirlo immediatamente!
“Mi scusi il disturbo…” tanta gente mi avvicina facendo precedere queste parole, come se il prete si dovesse sentire “disturbato” di servire i fratelli o di ascoltarli perché lui ha altro da fare (altro? che cosa?).
Ora se questa frase è detta per educazione può anche passare, ma se riflette l’idea che il prete deve vivere indisturbato per fare gli affari suoi, questo non mi sta bene, perché il prete vive al servizio dei suoi fratelli.
“Lei, che è più vicino al Signore, preghi per me e per la mia famiglia…” Certamente sono più vicino al Signore perché occupo un posto sull’altare in un punto più vicino al Tabernacolo, ma non è questa la vicinanza che
conta.
Ogni fedele è invitato da Gesù a “rimanere in Lui”, per cui l’essere vicino o lontano non dipende dal posto che si occupa, ma dall’amore che uno
ha nel cuore per Gesù. Certamente il prete avrà più tempo per pregare, ma la sua preghiera vale tanto quanto quella di ogni fedele; semmai potrà vivere il momento di preghiera personale e comunitario, come faceva Mosè, che alzava le braccia e si poneva tra Dio e il popolo per intercedere.
Il prete è l’uomo della preghiera!
“Lei che ha più fede di me…” a volte mi vedono così come un campione della fede, come se il prete fosse sempre sicuro, quasi che avesse la fede assicurata per il ruolo che ha.
Certamente il mio compito è quello di confermare nella fede i fratelli, guidarli sulla via del Vangelo e curarne la fedeltà, ma questo lo faccio mentre anch’io cammino nella fede, mentre anch’io faccio fatica ad essere fedele al Vangelo.
Purtroppo anche il prete può perdere la fede e ridursi a fare un semplice funzionario!
“Lei che conosce tanta gente, non potrebbe darmi una mano a trovare un lavoro…” Tanti mi prendono come un assistente sociale o addirittura come uno che “è obbligato” a dispensare soldi a chi fa fatica a vivere…
E’ qui che tante volte mi altero perché non vogliono sentire ragione e quando dico che questo non è il mio compito, non cedono e insistono… è umiliante per un prete vedere le mani tese per ricevere un soldo e non sentire mai una voce che ti chieda il Vangelo! E’ indispensabile fare la carità, e non mi tiro indietro, ma il prete fa anche altro! “Mi viene a confessare?…” Questa sì che è una bella richiesta e corro subito al confessionale, è lì che mi sento pienamente prete, completamente fratello, contento di dare a chi chiede perdono la grazia del Dio misericordioso, è lì che il cuore si apre all’ascolto, al conforto, alla speranza. Grazie, Signore, perché sono prete!
Don Mauro Radice
Ultimo aggiornamento (Giovedì 03 Giugno 2010 13:01)